Di seguito tutti i lemmi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
E’ un’affezione maculare bilaterale ereditaria dominante che presenta una penetranza incompleta ed espressività variabile. Può essere osservata anche in neonati, ma è più frequente nei giovani adulti. La diagnosi è spesso agevole e si avvale sia dell’aspetto clinico, fluorangiografico e anche gli esami elettrofisiologici, soprattutto l’elettoculogramma. Solitamente il visus è ben conservato e solo nelle forme più evolute si può avere un grado visivo piuttosto basso.
Le manifestazioni cliniche sono estremamente variabili sia per l’aspetto delle lesioni che per l’età di insorgenza. A secondo dell’aspetto della lesione sono stati descritti 5 stadi (classificazione di Mohler & Fine, 1981).
Esistono delle varianti della malattia di Best caratterizzate da:
Forma unilaterale: identica alla forma già descritta ma che interessa un solo occhio.
Forme multiple: esiste una lesione maculare classica associata ad altre lesioni più piccole che si trovano in stadi evolutivi più precoci, ma che evolvono ugualmente verso la cicatrice centrale.
Forma paramaculare: la lesione è spostata temporalmente sfiorando la foveola che rimane intatta. In questi casi l’acuità visiva rimane sempre buona.
Forma essudativa neovascolare: si ha un improvviso abbassamento dell’acuità visiva e in alcuni casi può essere effettuato un trattamento laser.
La vitamina E è una sostanza iposolubile che svolge un ruolo importante, quale fattore antiossidante, nella prevenzione dell’ossidazione degli acidi grassi polinsaturi, evento chiave nello sviluppo del processo di perossidazione lipidica.
Questo processo, messo in moto dall'azione dei radicali liberi, si autoalimenta attraverso una serie di reazioni a catena. La vitamina E blocca questo fenomeno introducendo un elettrone nei radicali perossilipidici, costringendoli così a interrompere la perossidazione lipidica.
Gli alimenti più ricchi di vitamina E sono quelli di origine vegetale; semi, e gli oli che ne derivano, cereali, frutta e verdura. Il contenuto vitaminico si riduce a causa della cottura, in particolare nel caso di frittura o cottura al forno ad alte temperature.
La vitamina B3, o niacina, è un composto scoperto in seguito alle ricerche sulla pellagra. I livelli più alti di vitamina B3 si trovano nel lievito di birra e nelle carni, mentre in frutta, verdura e uova vi sono basse quantità.
La carenza di questa vitamina porta appunto a problemi di pellagra, una patologia che inizia con disturbi dell'apparato gastrointestinale a cui si aggiunge una dermatite fotosensibilizzante. Si registrano anche stanchezza, depressione e disturbi della memoria.
La vitamina A è una vitamina liposolubile che si trova in natura sotto diverse forme. Si indica con il termine vitamina A sia il retinolo che i retinoidi, di cui si conoscono almeno 1500 tipi fra naturali e sintetici. Anche i carotenoidi posseggono l'attività biologica della vitamina A in quanto possono fungere da provitamine.
La vitamina A è fondamentale per la crescita e per la formazione delle ossa. Una sua carenza provoca infatti deformazione della struttura ossea e modifiche delle strutture epiteliali e degli organi riproduttivi. La vitamina A influisce anche sulla funzione visiva. Una percentuale bassa di rodopsina, per la cui formazione è necessaria la vitamina A, comporta la necessità di una maggiore stimolazione luminosa e di conseguenza la quantità minima di luce necessaria per mettere in moto i meccanismi della visione aumenta.
Il fenomeno provoca una mancanza di adattamento alla bassa illuminazione. Nei casi più gravi, si può verificare secchezza della congiuntiva e della cornea, una condizione che prefigura danni oculari permanenti fino alla cecità.
Un livello insufficiente di vitamina A può determinare anche un aumento della mortalità materna in gravidanza.
La vitamina A si trova soprattutto negli alimenti di origine animale, in particolare nel fegato, nella milza, nel latte e nelle uova. Dal momento che latte e uova sono anche ricchi di colesterolo, è preferibile assumere vitamina A attraverso pesce e fonti di origine vegetale.
È uno dei cinque sensi. L'organo deputato alla vista è l'occhio, uno strumento delicato e complesso, che ha la forma di una sfera leggermente schiacciata. Esso è avvolto da tre membrane, o tuniche, che hanno struttura e funzioni differenti. La tunica esterna denomianta sclera, è fibrosa e nella parte anteriore del bulbo oculare diviene trasparente, qui prende il nome di cornea. La tunica intermedia, vascolarizzata e fortemente pigmentata per impedire la riflessione e rifrazione della luce, è divisa in tre porzioni: una posteriore, o coroide, una intermedia, il corpo ciliare, e una anteriore, l'iride.Questa è variamente colorata a seconda degli individui e presenta al centro un foro, la pupilla, attraverso il quale penetra la luce. La pupilla è in grado di dilatarsi e restringersi a seconda dell'intensità della luce, grazie all'azione di muscoli collegati al corpo ciliare. La tunica più interna è la parte nervosa dell'occhio, e prende il nome di retina. Questa è costituita da pigmenti visivi e da cellule particolari, i coni e i bastoncelli, che sono responsabili della visione, rispettivamente, a colori e in bianco e nero. Le immagini degli oggetti inton a noi entrano penetrano nell'occhio attraverso la pupilla e si rifrangono in un particolare punto della retina, grazie all'azione del cristallino. Questo è una lente biconvessa posta dietro l'iride, che ha la capacità di modificare la sua curvatura, grazie al muscolo che costituisce il corpo ciliare, a seconda della distanza a cui si trovano gli oggetti. Tale processo è denominato "accomodazione". L'immagine, prima di rifrangersi sulla retina, attraversa il corpo vitreo, una massa gelatinosa che occupa la cavità posteriore del globo oculare e ha un'importante funzione come mezzo di rifrazione e con la sua massa mantiene l'equilibrio della tensione oculare. Sulla retina arriva un'immagine rimpicciolita e capovolta, simile a quella delle macchine fotografiche. I coni e i bastoncelli interagendo con i pigmenti visivi, trasformano chimicamente l'immagine in impulsi, che vengono raccolti dalle terminazioni nervose del nervo ottico. L'impulso arriva così al lobo occipitale del cervello, dove viene tradotto nelle immagini che vediamo.
I movimenti dei muscoli oculari consentono alle immagini di rifrangersi sempre in punti corrispondenti delle due retine, permettendoci così la visione binoculare, determinante per il senso di profondità e di tridimensionalità del mondo ci circonda. I muscoli che circondano il bulbo oculare si dividono in retti e obliqui: i primi servono a spostare l'occhio in alto, in basso e lateralmente, mentre i secondi ruotano l'occhio in basso e all'interno o in alto e all'esterno. L'occhio è infine protetto dalle palpebre, due espansioni cutanee, percorse da fibre muscolari, che consentono in particolare alla palpebra superiore di alzarsi e abbassarsi. La parete interna è costituita da una membrana, la congiuntiva. Quest'ultima ricopre anche la cornea, formando una sorta di sacca, le cui pareti sono mantenute umide e scorrevoli dal liquido lacrimale, prodotto da delle ghiandole lacrimali.
Studia i meccanismi fisiologici che permettono la percezione visiva. Ne valuta i complessi meccanismi di trasduzione dello stimolo luminoso in stimolo elettrico e la sua trasmissione dai fotorecettori retinici fino alla corteccia visiva. Attualmente è possibile effettuare una valutazione obiettiva della funzionalità delle strutture che formano le vie ottiche attraverso metodiche elettrofunzionali, come la registrazione di differenti tipologie di Elettroretinogramma (ERG) o la registrazione delle variazioni dei potenziali bioelettrici della corteccia visiva (Potenziali Evocati Visivi,PEV). La registrazione simultanea di ERG e PEV permette di ottenere un indice della conduzione nervosa tra la retina e la corteccia visiva. Modificazioni patologiche della trasmissione dell’informazione visiva dai fotorecettori retinici fino alla corteccia cerebrale possono determinare gravi alterazioni della percezione visiva.
Minuscola particella infettiva invisibile ad occhio nudo e al microscopio ottico, formato da acido nucleico circondato da un rivestimento protettivo proteico, in grado di scatenare comuni malattie come l’influenza e mortali come l’AIDS. Deriva dal latino virus, 'veleno'.
I virus si possono considerare parassiti intracellulari. Essi sono costituiti di acidi nucleici, o da RNA o da DNA, per cui si distinguono virus a DNA e virus a RNA. L'acido nucleico è racchiuso da un rivestimento protettivo di proteine. L'acido nucleico è, in genere, una molecola unica, a singolo o doppio filamento, anche se in alcuni virus può essere diviso in due o più frammenti. Il rivestimento proteico è detto capside e le subunità proteiche del capside, sono dette capsomeri. Insieme, acido nucleico e capside formano il nucleocapside. Altri virus hanno un ulteriore involucro, che generalmente viene acquisito quando la particella virale fuoriesce per gemmazione dalla membrana della cellula infettata. La particella completa del virus è detta virione.
Hanno forma e dimensioni molto variabili, e in base alla loro struttura possono essere suddivisi in tre gruppi: i virus isometrici; quelli bastoncellari; e quelli formati dall'unione di una testa e una coda, come alcuni batteriofagi. I virus più piccoli hanno forma icosaedrica e sono lunghi circa 18-20 nanometri (un nanometro è uguale a un milionesimo di millimetro). I virus più grandi hanno, invece, forma bastoncellare e alcuni raggiungono una lunghezza di diversi micron, ma sono, comunque, larghi meno di 100 nanometri.
Molti dei virus con una struttura elicoidale interna hanno un rivestimento esterno (detto anche envelope), composto di lipoproteine, glicoproteine o entrambi i tipi di molecole. Questi virus sono grossolanamente sferici e hanno un diametro variabile da circa 60 a più di 300 nanometri.
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