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Consiste nell'applicazione di un'appropriata scarica elettrica al muscolo cardiaco allo scopo di ripristinarne il ritmo normale. In alcune gravi aritmie, in base a complessi meccanismi elettrofisiologici, si viene a creare nel tessuto cardiaco una sorta di cortocircuito che fa persistere l'aritmia. La cardioversione elèttrica ha lo scopo di interrompere questo cortocircuito in modo rapido e definitivo. Per metterla in atto si utilizzano particolari apparecchiature (defibrillatori). Indicazioni alla procedura sono costituite principalmente dalla fibrillazione ventricolare (aritmia gravissima che, se non curata, causa la morte in pochi minuti) e da altre forme di aritmia refrattarie alla terapia medica con farmaci antiaritmici (tachicardie ventricolari, fibrillazione e flutter atriale). In questi ultimi casi, trattandosi di soggetti svegli e coscienti, la cardioversione elèttrica viene eseguita in anestesia totale.
Infiammazione del cuore, estesa ai tre tessuti che lo compongono (endocardio, miocardio, pericardio). La cardite reumatica (o cardiopatia reumatica) è un'affezione in cui il cuore è coinvolto da reumatismo articolare acuto. Nelle fasi più precoci della malattia, la cardite reumatica si manifesta prevalentemente come endocardite, spesso ad andamento fugace e mutevole, clinicamente caratterizzata dalla presenza di un soffio cardiaco: l'endocardite determina infatti la comparsa di un'insufficienza mitralica (più raramente aortica), che soltanto nei casi più gravi si complica con aritmie o con i segni propri dello scompenso cardiaco. L'infiammazione del muscolo cardiaco (miocardite) si associa sempre alla prima, e determina la comparsa di una persistente e marcata tachicardia, accompagnata o meno da disturbi del ritmo cardiaco. Più rara la contemporanea presenza di un'infiammazione del pericardo (pericardite), asintomatica o tutt'al più accompagnata da dolore in regione precordiale. La fase acuta della cardite reumatica dura in genere poche settimane. Un'adeguata terapia e un'attenta profilassi delle recidive possono evitare le conseguenze più gravi, legate al danno endocarditico che, se ripetuto, esita inevitabilmente in una stenosi valvolare. Vedi malattia reumatica, reumatismo.
Piccola sporgenza triangolare delle fosse nasali, posta anteriormente ai cornetti medio e inferiore.
Sperone cartilagineo posto in corrispondenza della divisione della trachea nei due bronchi principali.
Sporgenza a forma di cresta.
Mancata o deficiente assunzione di principi nutritivi. La carenza nutritiva è detta primitiva quando risulta insufficiente la quota alimentare globale; è detta secondaria quando gli alimenti introdotti sono teoricamente sufficienti, ma si determinano talune condizioni (aumentata richiesta da parte dell'organismo di alcuni principi alimentari; aumentata eliminazione degli stessi attraverso le vie urinarie; turbe digestive; malattie del tratto gastrointestinale; vomito, diarrea, dispepsia; malattie endocrine) per cui risulta insufficiente l'apporto di qualche sostanza essenziale. In relazione alla mancanza di singoli elementi alimentari (proteine, carboidrati, grassi) le carenze nutritive si distinguono in protidica, glicidica e lipidica. La terapia tende soprattutto a equilibrare l'apporto alimentare sia attraverso un aumento quantitativo e qualitativo degli alimenti sia utilizzando preparati farmaceutici che contengano proteine, carboidrati e grassi. Se la carenza nutritiva è conseguente a una malattia si deve eliminare quest'ultima.
La carie è una degenerazione del tessuto duro del dente causata dall'attacco di acidi che provocano la demineralizzazione del dente. Agiscono direttamente oppure favoriti dall'azione di batteri ad azione cariogena. Questi ultimi operano in due modi: possono aderire direttamente allo smalto per modificarne la struttura chimica in modo da favorire l'attecchimento di altri microrganismi della placca dentale oppure possono produrre direttamente gli acidi che attaccano e distruggono la parte dura del dente. La presenza dei batteri non è l'unico fattore determinante l'insorgenza della carie. Sono necessari infatti altre due condizioni: 1) un'insufficiente rimozione della placca batterica e dei residui degli alimenti, causata da una scarsa igiene orale o da particolari configurazioni dei denti che presentano zone difficilmente raggiungibili dallo spazzolino; 2) la presenza di un alto tasso di zuccheri nella cavità orale. Solo in presenza di zuccheri infatti i batteri sono in grado di esplicare la loro produzione di acidi.
La prevenzione consiste nella corretta igiene orale, le cui regole sono semplici ma efficaci: la pulizia dei denti dopo ogni pasto (al massimo entro 20 minuti) con un uso corretto dello spazzolino (movimento verticale dalla gengiva alla parte terminale del dente), l'uso del filo interdentale, la sostituzione periodica dello spazzolino, le visite dentistiche ogni 4-6 mesi. Può risultare utile a livello di prevenzione un'integrazione a base di fluoro prima che il processo di mineralizzazione dei denti sia completato (generalmente entro i dodici anni) e l'eliminazione dalla dieta di alimenti in cui gli zuccheri sono in grado di permanere più a lungo nella cavità orale e di attaccarsi più facilmente ai denti, come le caramelle, le gomme da masticare o i cioccolatini.
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