Terapia elettroconvulsivante.
Di dr.ssa Anna Carderi (del 04/03/2014 @ 15:57:14, in Lettera T, visto n. 1121 volte)
Comunemente conosciuta come elettroshock è utilizzata nella cura delle malattie nervose e mentali. L'elettroshock, sperimentato per la prima volta da Cerletti e Bini nel 1938, consiste nell'applicazione al cranio di una corrente elettrica alternata di breve durata, che provoca perdita di coscienza e spasmo muscolare a cui segue una breve fase di rilassamento muscolare e quindi una tipica crisi convulsiva generalizzata. L'esatto meccanismo di azione non è ben conosciuto e la sua efficacia è molto dibattuta. Al fine di evitare alcuni disturbi (per esempio, lussazione della mandibola, fratture ossee) viene eseguito in anestesia generale. Disturbi della memoria possono permanere dopo le applicazioni. L'elettroshock si ritiene indicato soprattutto per depressioni gravi, arresti psicomotori, schizofrenia. Il suo impiego attualmente è riservato ai casi di depressione senile o di depressione endogena con grave blocco psicomotorio.