Dal punto di vista microbiologico la clamidia è un batterio, ma in patologia si comporta come un parassita, in quanto per sopravvivere deve infettare una cellula ospite.
Dal punto di vista clinico la clamidia è responsabile di varie malattie. La Clamidia è una malattia infettiva sessualmente trasmissibile, il cui nome comune deriva dal genere di parassiti intracellulari Chlamydia. Questo genere comprende diverse specie, la più importante delle quali, patogena per l'uomo, è la Chlamydia trachomatis, responsabile di un'infezione trasmessa da rapporti sessuali non protetti con individui già ammalati. Attualmente si tratta dell'infezione a trasmissione sessuale più frequente e secondo alcune stime raggiungerebbe il 20% della popolazione. I sintomi possono essere abbastanza vaghi: bruciori e secrezioni vaginali anomale, emorragie fra i cicli nella donna, sensazione di bruciore quando si urina negli uomini. Spesso vengono scambiati per sintomi di infiammazioni delle vie urinarie (cistite), a volte sono di così lieve intensità da essere trascurati. La facilità con cui il microrganismo infetta il partner e la difficoltà di una diagnosi tempestiva fanno sì che il bacino d'infezione del batterio sia molto vasto. Per questo motivo gli ultimi studi negli Stati Uniti suggeriscono di effettuare un test di routine una volta all'anno a tutte le donne con età inferiore a 25 anni. L'identificazione della Chlamydia è molto facile, mediante la ricerca del suo materiale genetico, con tamponi vaginali o il pap-test.
La cura è altrettanto semplice: è sufficiente una terapia antibiotica di sette giorni e l'effettuazione dopo qualche mese del test per verificare la scomparsa del parassita. Se una donna risulta positiva al test, occorre mettere al corrente il partner perché il rischio di contagio è molto alto, almeno nei rapporti avvenuti trenta giorni prima della comparsa dei sintomi nella donna o sessanta giorni prima, nel caso di manifestazione asintomatica della malattia.
L'infezione da Chlamydia è molto seria in quanto potenzialmente interessa una parte di popolazione molto vasta (in particolar modo le giovanissime sono a rischio per i comportamenti poco inclini all'uso del profilattico) e, nel caso di gravidanza, può indurre gravi conseguenze sul neonato (congiuntivite o polmonite). Inoltre, se trascurata, l'infezione può diffondersi alla zona pelvica, all'utero, risalendo verso le tube di Falloppio e le ovaie: la conseguenza più seria di ciò è la Malattia Infiammatoria Pelvica che, se non trattata tempestivamente, può portare alla sterilità nella donna. C'è da dire che l'uso del profilattico non mette al riparo completamente dall'infezione in quanto, diffondendosi anche dalle secrezioni vaginali, può essere trasmesso da biancheria, asciugamani o oggetti contaminati. Per questo motivo una scrupolosa igiene personale è una buona tecnica preventiva.
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