Con questo termine si indica un vasto gruppo di forme tumorali delle cellule del sangue e del sistema omopoietico. A seconda del tipo di cellula coinvolta si differenziano in leucemie mieloidi e leucemie linfoidi. Entrambe sono caratterizzate dall'eccessiva emissione nel sangue di globuli bianchi e interessano in un caso le popolazioni granulocitarie e monocitarie del sangue e nell'altro elementi della serie linfoide. Un'altra possibile classificazione è data dall'aggressività e dalla durata che permette di distinguere le leucemie acute da quelle croniche.
La leucemia è una delle grandi scommesse della medicina dei prossimi venti anni: si suppone che nel 2020 il 90% delle leucemie sarà guarito. Non mancano gli scettici e la loro posizione è pienamente giustificata perché se per alcune forme leucemiche si sono fatti molti passi avanti, per altre la situazione è in fase di stallo. Vediamo come si agisce oggi contro la leucemia.
Leucemia acuta promielocitica - È abbastanza rara (100 casi all'anno in Italia) e fino a qualche anno fa era letale per otto malati su dieci. Gli studi di P. G. Pellicci hanno evidenziato il guasto genetico (la fusione di elementi cellulari che normalmente vivono separati) alla base della leucemia; successivamente l'impiego di acido retinoico, della chemioterapia e la realizzazione di un anticorpo monoclonale per la diagnosi veloce (qualche ora) permettono di guarire il 70% ca. di pazienti con meno di sessanta anni.
Leucemia linfatica acuta - Esiste in varie forma ed è quella dove si sono registrati i minori progressi terapeutici. Nella variante legata al cromosoma Filadelfia (25% degli adulti e fino al 35% degli anziani malati) si stanno sperimentando le stesse vie terapeutiche della leucemia mieloide cronica; nella variante Burkitt una terapia d'urto breve, ma molto intensa guarisce il 70% dei casi.
Leucemia linfatica cronica - In Italia sono 1.200 ca. i casi annui. Una volta colpiva di preferenza gli ultrasessantenni; attualmente la soglia si è abbassata e si registrano casi anche di giovani sotto ai trent'anni. A. Cerutti (2001) ha scoperto che l'indebolimento del sistema immunitario è dovuto all'intervento di una molecola (Cd30), bloccando la quale si potrebbero evitare le infezioni, causa prima di morte in questo tipo di leucemia. È una patologia molto diversificata: da casi di pazienti malati che non necessitano di terapie e conducono una vita paranormale a casi molto aggressivi. Lo stadio intermedio è quello più comune. Oltre al trapianto da donatore (che attualmente è l'unico mezzo di guarigione totale) o all'autotrapianto, si ricorre a farmaci specifici (come la fludarabina).
Leucemia mieloide acuta - Regredisce facilmente nel 75% dei casi in seguito alla terapia d'urto iniziale. Purtroppo dopo qualche anno recidiva con esito spesso mortale. Si stanno sperimentando anticorpi monoclonali capaci di veicolare sulle cellule tumorali farmaci chemioterapici efficaci, altrimenti tossici se assunti per via generale.
Leucemia mieloide cronica - In Italia sono 600 i casi annui. Causata da un guasto genetico, il cromosoma Filadelfia che produce un enzima capace di trasformare le cellule sane in malate, è una delle leucemie per le quali si stanno sperimentando farmaci intelligenti (come l'STI571, sviluppato dal gruppo di C. Gambacorti-Passerini) in grado di riparare i problemi genetici. Terapia principale è il trapianto di midollo che assicura una guarigione nel 60% dei casi; per gli altri malati la sopravivenza è di sei anni ca. Terapie particolari che usano l'interferone sembrano promettere un miglioramento della sopravvivenza anche in assenza di trapianto. In pazienti anziani si utilizza il miniallotrapianto, un trapianto normale, ma con chemioterapia non aggressiva che non distrugge tutte le cellule tumorali, ma prepara l'attecchimento del nuovo midollo. Nel 2002 in Italia è iniziata la sperimentazione dell'imatinib (nome commerciale Glivec) che ha ottenuto risultati positivi nel 90% dei casi.
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