Patologia dell’occhio caratterizzata da aumento della pressione endoculare, per ostacolo al deflusso dei liquidi fisiologici interni all’occhio. Produce alterazioni del campo visivo, con formazione di scotomi, fino alla totale perdita della vista e comporta anche alterazioni della pupilla.
Il glaucoma è una delle patologie più pericolose tra quelle che colpiscono l'occhio, prevalentemente dopo i quarant'anni; ne esistono di varie forme, tra le quali la più diffusa è il glaucoma primario ad angolo aperto (un tempo indicato con il termine glaucoma cronico semplice). Risulta rilevante una componente genetica della patologia, per cui è possibile identificare persone a rischio tra coloro che hanno avuto familiari sofferenti della stessa patologia, oppure particolare razze (nera e caraibica). Inoltre costituiscono altri fattori a rischio l'ipertensione arteriosa e il diabete. Le varie forme di glaucoma sono accomunate dal loro principale effetto, ovvero il danneggiamento irreversibile della testa del nervo ottico (papilla ottica), che porta a cecità o a una perdita sostanziale delle capacità visive.
Uno dei sintomi più significativi per la diagnosi delle forme più diffuse di glaucoma (ma non di tutte) è la presenza di ipertensione oculare: all'interno della cavità oculare è presente un liquido, l'umor acqueo, che viene dinamicamente prodotto e riassorbito. Se il meccanismo di equilibrio della quantità di umor acqueo si altera, con accumulo di liquido, la pressione interna aumenta, con effetto di compressione degli organi adiacenti, in particolar modo la testa del nervo ottico. I valori medi non patologici della pressione interoculare sono intorno a 16 mmHg, con un limite massimo di 21 mmHg. Il danneggiamento delle fibre del nervo ottico è un fenomeno progressivo e inizia con la perdita della visione ai margini del campo visivo. Tuttavia la patologia ha generalmente un andamento lento e inizialmente priva di sintomi rilevabili dal paziente. Per questo motivo è importante una diagnosi precoce con la misurazione della pressione interoculare (tonometria) e l'osservazione oftalmica dello stato della papilla ottica. Inoltre speciali strumentazioni al laser permettono di rilevare la perdita delle fibre nervose. Se la diagnosi è precoce e lo stato di degenerazione del nervo ottico non è già avanzato, la malattia si può curare con terapie mediche (colliri che riducono la pressione interoculare) o parachirurgiche (uso di laser) per controllare la progressione della malattia.
Recentemente diversi studi (prevalentemente statunitensi), durati molti anni con centinaia di pazienti, hanno verificato che per arrestare la malattia è necessario abbassare il tono oculare, ma molto di più rispetto ai valori ritenuti sufficienti in passato: con un tono oculare normale di 20 mm Hg è spesso necessario scendere anche a 10 mm o anche meno. Per ottenere questo risultato si possono utilizzare colliri derivati dalle prostaglandine (latanoprost, bimaprost, travoprost) nettamente più ipotonizzanti rispetto ai prodotti precedenti.
La terapia chirurgica (trabeculoctomia) è risolutiva nell'80% dei casi circa e consiste nel praticare un tunnel al di sotto della congiuntiva per favorire il deflusso dell'umor acqueo. La complicazioni più comuni dell'intervento sono l'insorgere della cataratta e la possibilità di recidiva, che rendono necessari controlli periodici anche dopo l'intervento.
Esistono altre forme di glaucoma più rare: il glaucoma a pressione normale, in cui la pressione interoculare si mantiene al di sotto della soglia di 21 mmHg e le cui cause non sono state ancora ben evidenziate, e il glaucoma congenito, che si manifesta prima dei due anni d'età ed è dovuto a un difetto congenito della struttura interna dell'occhio che ostacola il deflusso dell'umor acqueo.
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