Detto anche ileotifo, o febbre tifoide, è una malattia infettiva causata dal batterio Salmonella typhi, diffuso soprattutto nelle zone a clima caldo e in condizioni igienico-sanitarie scadenti, dove la malattia è presente allo stato endemico. Nell'uomo il contagio avviene bevendo l'acqua contaminata dalle feci di persone già contagiate e in cui è annidata la salmonella o consumando frutti di mare coltivati in zone vicine agli scarichi urbani, o verdure crude irrigate con acqua contaminata.
Una volta che i bacilli del tifo addominale penetrano nell'organismo si diffondono per via linfatica per poi passare nel circolo sanguigno, localizzandosi in breve nei follicoli linfatici dell'intestino (placche del Payer). Dopo un periodo di incubazione di 7-10 giorni insorgono cefalea, dolori muscolari, astenia, seguiti da febbre elevata, meteorismo, stitichezza ostinata, torpore psichico, confusione mentale.
La diagnosi viene formulata mediante indagini sierologiche (sieroagglutinazione di Widal) e coprocoltura.
La terapia si basa sull'impiego di antibiotici. Fondamentale è la prevenzione, che deve agire sia sui malati, con l'isolamento e la disinfezione della biancheria e degli effetti personali, sia sui portatori, serbatoi e sorgenti dell'infezione, che devono essere curati e allontanati, fino alla guarigione, dall'ambito professionale, in cui possono diffondere la malattia (preparazione degli alimenti, servizi idrici). Importantissime sono, inoltre, la bonifica dell'ambiente e la vaccinazione dei soggetti a rischio (vedi antitifica, vaccinazione).
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