Fobia Sociale -
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Fobia Sociale
Di riccardosimoni (del 16/11/2013 @ 15:49:06, in Lettera F, visto n. 1302 volte)


Psichiatra Firenze La Fobia Sociale costituisce un Disturbo molto frequente e da sempre conosciuto con il termine di timidezza e associato a un particolare carattere psicologico dell’individuo. In alcune persone l’entità delle manifestazioni di ansia e paura possono risultare sproporzionate rispetto all’importanza della situazione che deve essere affrontata, determinando un disagio marcato e delle limitazioni funzionali; si parla in tal caso di ansia sociale patologica o fobia sociale (FS). Nella realtà clinica i disturbi legati alla presenza di livelli elevati di ansia sociale sono disposti lungo un continuum che va dalle semplice timidezza a quadri clinici complessi e invalidanti. La ricerca psichiatrica e neurobiologica attuale lega inestricabilmente tale disturbo a un più complesso quadro sindromico e la include oggi all’interno dei Disturbi Affettivi: Ansia e Depressione. Altri termini come timidezza, sensitività interpersonale, inibizione comportamentale son utilizzati spesso per indicare esperienze nelle quali sono presenti livelli elevati di ansia sociale. La timidezza è in genere una caratteristica temperamentale stabile, presente fin dall’infanzia, mostra numerosi aspetti in comune con l’ansia e la Fobia Sociale. I contesti in cui si presenta sono gli stessi, come pure le manifestazioni cognitive e neurovegetative. Secondo alcuni le condotte di evitamento sono meno gravi e costanti, mentre secondo altri la distinzione sarebbe solamente quantitativa. La sensitività interpersonale designa la tendenza alla sopravvalutazione del giudizio degli altri, con un esagerato timore di essere respinti, rifiutati o criticati ( i “sensitivi” di Kretschemer che sviluppano il “delirio di rapporto sensitivo”). L’inibizione comportamentale si riferisce alle difficoltà, all’impaccio, talora alla paralisi, che si verificano nel porre in atto i comportamenti richiesti in contesti sociali. La Fobia Sociale è caratterizzata dalla paura e dall’evitamento di situazioni nelle quali l’individuo è esposto al giudizio degli altri, per il timore di mostrarsi imbarazzato, di apparire ridicolo e incapace o di comportarsi in modo goffo, inopportuno e umiliante. Il disturbo è relativamente comune, se così definito, ha un decorso cronico, talora invalidante, e si associa frequentemente a complicanze, quali depressione, abuso di alcool e condotte suicidiarie Le categorie diagnostiche utilizzate per le manifestazioni patologiche legate all’ansia sociale sono oggi ampiamente dibattute. La diagnosi di Fobia Sociale riunisce sotto una stessa etichetta: 1) -La fobia di situazioni specifiche come la paura di parlare di fronte a un uditorio (Public Speaking) o mangiare o scrivere in pubblico 2) -L’ansia sociale di tipo generalizzato ( presente in tutti i contesti che richiedono una interazione con gli altri). L’Ansia Sociale di Tipo Generalizzato appare in continuum con la timidezza e l’inibizione comportamentale. Queste sono meglio definite come tratti temperamentali, caratteriali o di PERSONALITA’ e si definisce: Disturbo Evitante di Personalità (D.E.P) descritto da Millom (1969) è caratterizzato dalla riduzione dell’assertività e dalla resistenza a entrare in contesti che comportino un coinvolgimento interpersonale, indipendentemente dall’evitamento di situazioni specifiche. Questo profilo psico-comportamentale sembra abbastanza indipendente dall’ansia di performance, spesso limitata a compiti particolari eseguiti mentre si è osservati. Al contrario gli individui con DEP sembrano incontrare difficoltà in molte circostanze interpersonali e sociali, tendono a condurre una vita ritirata, talora di isolamento. Con DEP si tende a definire un profilo comprensivo e globale di funzionamento dell’individuo, il quale non sempre giudica esagerati e irrazionali i propri timori (parziale INSIGHT). Il sovrapporsi delle definizioni e dei criteri di diagnosi ha portato a ritenere che , in molti casi, Disturbo Evitante di Personalità e Fobia Sociale rappresentino lo stesso disturbo osservato da punti di vista differenti. Attraverso una attenta disamina effettuata attraverso gli strumenti della psicopatologia descrittiva, su cui si basa l’osservazione clinica psichiatrica, l’interesse odierno si è spostato sulla psicopatologia funzionale che lega i sintoni a precise alterazioni cerebrali. Il processo di distrofia cellulare neurale responsabile della genesi del Disturbo Affettivo è reversibile e guaribile in modo stabile e definitivo con una corretta terapia a termine con antidepressivi triciclici a dosaggio minimo efficace. Le Neuroscienze hanno portato un contributo fondamentale alla fisiopatologia e alla terapia dei disturbi mentali. Grazie al recente notevole sviluppo della neurofisiologia, biochimica, neuroendocrinologia, genetica e psicofarmacologia si è determinato un sostanziale progresso nella conoscenza dei substrati biologici dello psichismo e dei meccanismi di base della patologia mentale, che ci sta consentendo di elaborare suggestive ipotesi interpretative. Un contributo fondamentale è stato offerto dalla psicofarmacologia, che ha aperto una finestra privilegiata sul funzionamento del cervello: gli psicofarmaci consentono non solo una fine dissezione biochimica del cervello, ma anche di mettere in luce alcuni meccanismi di base del funzionamento cerebrale, difficilmente postulabili senza il loro intervento, di chiarire sempre meglio le alterazioni in causa nelle malattie mentali e di indirizzare gli studi verso sostanze psicotrope sempre più attive e terapeuticamente efficaci. Alla luce di quanto detto risulta evidente che il corretto approccio alla Fobia Sociale oggi è da attuarsi tramite una corretta sequenziale: un intervento farmacologico corretto e contemporaneamente un intervento psicoterapeutico.

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