Gruppo di geni (detti anche oncogèni cellulari o proto-oncogèni) che regolano la proliferazione cellulare, ma che, in seguito all'azione specifica di agenti mutageni o ad alterazione dei cromosomi ove si trovano, possono provocare quelle alterazioni della crescita cellulare che conducono alla trasformazione tumorale. La scoperta degli oncogèni è partita dalla loro identificazione in alcuni virus capaci di indurre tumori negli animali e, in seguito, nelle cellule umane normali. Ciò ha fatto ipotizzare che questi geni siano in qualche modo stati "catturati" in epoche antichissime dai virus e conservati dalle cellule (nel corso dell'evoluzione).
Secondo gli studi effettuati la genesi del tumore è il risultato finale dell'azione di più agenti cancerogeni il cui bersaglio comune è un oncogène. Attivazioni anomale di oncogèni sono state identificate finora in molte neoplasie (nella leucemia mieloide cronica, nel linfoma di Burkitt, nel microcitoma polmonare, nel carcinoma della mammella, nell'adenocarcinoma polmonare). Più recentemente sono stati scoperti anche antioncogeni, che hanno invece azione di controllo della crescita tumorale e la cui inattivazione sblocca la proliferazione neoplastica.
Nuove ricerche indicano che piccoli RNA di 21-25 nucleotidi, detti miRNA, possono controllare tali geni attraverso la downregolazione.
I fattori di crescita, o fitogeni, sono solitamente secreti in poche cellule specializzate per indurre la proliferazione in modo paracrino, autocrino, o endocrino. Se una cellula che normalmente non produce fattori di crescita improvvisamente incomincia a produrne (perché ha sviluppato un oncogene), questo induce la proliferazione, senza controllo, nelle cellule adiacenti (azione paracrina) e nello stesso suo tipo cellulare (azione autocrina) aumentando la secrezione.
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