Tumori tra i militari italiani: la pista delle vaccinazioni

Svolta negli studi della commissione parlamentare d'inchiesta

La commissione parlamentare d'inchiesta per l'uranio impoverito sembra aver trovato una nuova causa al deviante numero di neoplasie riscontrate tra i militari italiani.
Gli studi portati avanti evidenziano la responsabilità delle numerose e ripetute vaccinazioni eseguite senza uno stretto rispetto dei protocolli nell'indebolire il fisico fino ad essere aggredito da gravi forme di malattia, e questo soprattutto se esposto a sostanze tossiche o inquinanti (dall'uranio impoverito, alla diossina, agli agenti chimici provenienti da discariche o industrie).
Il dubbio che l'uranio impoverito non sia la causa principale dei tumori dei militari italiani è confermato dal fatto che l'85% di questi non è mai partito in missioni all'estero.
Infatti per trovare un ambiente inquinato basta rimanere in Italia e si il rischio di morire aumenta notevolmente se il proprio fisico ha subito un attacco al sistema immunitario come accade se si è sottoposti a vaccinazioni inoculati in un breve lasso di tempo.
Già nel 2007, Arturo Parisi allora Ministro della Difesa, riportò alla commissione: "I militari che hanno contratto malattie tumorali, che risultano essere stati impiegati all'estero nel periodo 1996-2006 sono 255. Quelli che si sono ammalati pur non avendo partecipato a missioni internazionali sono 1427". Queste cifre sono raddoppiate nel 2012: 698 malati tra coloro che erano stati in missioni all'estero e ben 3063 che erano rimasti in Italia; in totale 479 decessi (dati dell'Osservatorio epidemiologico della difesa).

E.F.


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