La forma non ischemica dello scompenso cardiaco, cioè quella non causata da infarto, è una malattia di tipo meccanico-metabolico. Il cuore, sotto stress per età o per problemi vascolari, fatica a pompare la corretta quantità di sangue.
I ricercatori dell'Humanitas di Milano hanno pubblicato su Circulation Research i dettagli di uno studio che evidenzia il carattere autoimmune della malattia. Le cellule immunitarie - i linfociti T - riconoscono il tessuto cardiaco per via di alcune molecole prodotte dal cuore sotto stress, migrano all'interno dell'organo e attivano processi infiammatori che ne compromettono la funzione.
La scoperta potrebbe portare a nuovi approcci terapeutici. I ricercatori hanno infatti isolato alcune delle molecole che generano la risposta autoimmune utilizzandole per sviluppare un prototipo di vaccino che, a differenza dei vaccini tradizionali basati sull'attivazione del sistema immunitario, punta esattamente all'obiettivo opposto, ovvero a tenerlo spento. Si tratta di un vaccino tollerizzante che riesce a prevenire l'infiammazione e a migliorare la funzione del cuore.
Lo studio è firmato da Marinos Kallikourdis, docente di Humanitas University, che spiega: «Il lavoro indica che lo scompenso cardiaco non ischemico ha forti componenti autoimmuni. La sua progressione è guidata dal riconoscimento di specifiche molecole, i cosiddetti auto-antigeni, da parte dei linfociti T. Queste molecole sono sufficienti a produrre i sintomi, che a loro volta possono essere trattati agendo sul meccanismo di attivazione immunitaria. Si tratta di un risultato importante, anche se per ora limitato al modello sperimentale della malattia. I prossimi passi saranno di validare quanto ottenuto in contesti clinici e proseguire nello sviluppo di modalità idonee per poter portare il nuovo set di soluzioni al letto del paziente in modo sicuro. Una strada lunga, ma che vale la pena percorrere».
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