Una capsula evita il rigetto del trapianto di cornea

In caso di bisogno rilascia cortisone

Il trapianto di cornea è uno dei più comuni nel nostro paese, ma come negli altri casi esiste un certo rischio di rigetto. Per ridurlo al minimo, gli oculisti del Centro Oculistico dell'Humanitas di Milano hanno pensato a una capsula da inserire nell'occhio che, in caso di bisogno, rilascia cortisone per tentare di evitare il rigetto.
La sperimentazione, pubblicata su Cornea Journal, si è ispirata alle iniezioni intravitreali che vengono realizzate nelle maculopatie retiniche. Gli scienziati hanno prelevato campioni di cellule sane dall'occhio controlaterale dei pazienti, facendole poi proliferare secondo i parametri Gmp nel Centro di medicina rigenerativa.
Paolo Vinciguerra, direttore del Centro Oculistico dell'Humanitas e coordinatore dello studio, spiega: “l'infiammazione è una delle cause principali di perdita cronica di popolazione cellulare che necessita di un trapianto con cellule staminali. Danni da uso eccessivo di colliri, lenti a contatto, ustioni e infezioni ma anche danni da cosmetici sono alcune delle cause che possono portare a infiammazione grave. Con questo tipo di trapianto non c'è alcun rischio di rigetto e, in caso di insuccesso, le cellule staminali si possono reinnestareâ€.
“La nuova tecnica prevede che, in caso di rigetto, ai pazienti venga iniettata direttamente nell'occhio una speciale capsula che rilascia il cortisone gradualmente per 4-6 mesi, sciogliendosi poi completamente senza lasciare alcun residuo - spiega l'oculista -. La capsula permette di somministrare una quantità di cortisone adeguata, in un'unica volta e con un micro-ago - così piccolo da essere difficile da vedere ad occhio nudo - concentrandola in un punto specifico, l'occhio. Con vantaggi notevoli in termini di efficacia, riduzione degli effetti secondari ed, eventualmente, ripetibilità della quantità da somministrare, senza che questo determini importanti influenze sistemicheâ€.
“Tutti i pazienti trattati - conclude Vinciguerra - hanno riportato una riduzione dei sintomi dopo soli due giorni, e una risoluzione definitiva dei disturbi associati al rigetto in appena una settimana. I risultati pubblicati per il momento sono molto incoraggianti anche se necessitano di ulteriori approfondimentiâ€.

30/04/2015 12:25:00 Andrea Sperelli


Notizie correlate