Un team di ricercatori israeliani ha annunciato la creazione del primo embrione in 3D, un sosia di embrione umano che ne imita la struttura 3D fra i 7 e i 14 giorni di vita.
Il risultato, pubblicato su Nature da scienziati dell'Istituto Scientifico Weizmann di Rehovot, è stato ottenuto partendo da cellule staminali non modificate dal punto di vista genetico e simula i primi giorni dello sviluppo embrionale con l'obiettivo di capire meglio i meccanismi che sono alla base dell'interruzione di gravidanza non volontaria.
Non si tratta di veri embrioni perché non hanno la possibilità di svilupparsi neanche nel caso in cui venissero impiantati in utero.
«Si tratta di ricerche molto interessanti e utili», commenta al Corriere della Sera Manuela Monti, professore associato di embriologia all'Università di Pavia. «Però è assolutamente necessario evitare sensazionalismi e ribadire che in questi casi non c'è proprio nessun embrione e anche la parola “sosia” che circola in merito è sbagliata. Si tratta invece di ricerche su cellule staminali, che permettono di comprenderne sempre meglio i processi di differenziazione grazie ai quali andranno a formare le linee cellulari specializzate e, alla fine, un individuo. Ma la manipolazione di staminali è una cosa gli embrioni sono un'altra e la produzione embrionale in vitro è un conto, quello che accade in vivo, e quindi nell'ambiente in cui un embrione si forma è un'altra».
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