Ci sarebbe un nesso fra il gruppo sanguigno e la probabilità di infettarsi con Sars-CoV-2 e di sviluppare forme gravi di Covid-19. A suggerirlo sono diversi studi, gli ultimi due dei quali pubblicati su Blood Advances.
Secondo i ricercatori, chi possiede il gruppo 0 beneficerebbe di una riduzione del rischio rilevante rispetto a chi ha ad esempio il gruppo A o AB.
Già a marzo uno studio cinese aveva mostrato una correlazione, poi confermata da una ricerca cui aveva partecipato anche l'Università degli Studi di Milano-Bicocca.
Nel primo dei nuovi studi, realizzato dagli scienziati della University of Southern Denmark, i ricercatori hanno confrontato i dati provenienti dal registro sanitario danese con oltre 47mila positivi e quelli di circa 2 milioni di cittadini sani.
È emerso che la percentuale di positivi fra le persone con gruppo sanguigno 0 era inferiore a quella dei gruppi A, B e AB.
Il secondo studio, firmato da scienziati della University of British Columbia, ha segnalato invece che i pazienti con gruppi sanguigni A o AB corrono un rischio maggiore di sviluppare una forma grave di Covid-19 rispetto a quelli con gruppo sanguigno 0 o B.
La ricerca si è basata su 95 pazienti gravi ricoverati in un ospedale di Vancouver, scoprendo che quelli con i gruppi sanguigni A o AB avevano bisogno con maggior frequenza della ventilazione meccanica per danni polmonari e della dialisi per insufficienza renale.
“Questi due nuovi studi confermano una serie di evidenze già note sul legame tra il Sars-Cov-2 e i gruppi sanguigniâ€, commenta Paolo Bonfanti, professore di Malattie infettive in Bicocca, tra gli autori della ricerca pubblicata sul New England Journal of Medicine. “Accanto ai tre fattori di rischio ormai noti per essere legati a una maggior gravità della malattia, che sono l'età avanzata, il sesso maschile e la comorbidità , ci sono anche dei fattori di tipo genetico, come appunto quelli legati all'espressione del gruppo sanguigno, che possono contribuire a spiegare il perché alcune persone sviluppano una forma più lieve e altre una forma più grave della malattia. Possiamo, quindi, affermare che c'è un fattore genetico che condiziona sia la sensibilità all'infezione che la risposta alla malattia e che questo è legato in qualche modo ai gruppi sanguigniâ€, conclude l'esperto.
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