Un chewing-gum non zuccherato può rivelarsi decisivo per contrastare la carie. A dirlo è uno studio dell'Università di Groningen, nei Paesi Bassi, secondo cui masticare un pezzo di gomma per 10 minuti ha come effetto quello di “intrappolare” fino a 100 milioni di batteri e ridurre del 10 per cento la carica microbica della saliva.
Lo studio, pubblicato su Plos One, rivela che il massimo dell'efficacia si ha nei primi 30 secondi di masticazione della gomma, dopodiché c'è un lento decadimento dell'effetto per via della minore elasticità e adesività della gomma sui denti. La sperimentazione è stata portata avanti su un ristretto numero di soggetti (5) che hanno masticato due diversi tipi di chewing-gum per diversi periodi di tempo, da 30 secondi a 10 minuti.
Dopo 10 minuti di masticazione, circa 100 milioni di batteri vengono incollati alla gomma, ma passato questo lasso di tempo può avvenire l'effetto opposto, ovvero i batteri precedentemente intrappolati potrebbero liberarsi e colonizzare di nuovo il cavo orale.
Ovviamente alla base dei risultati c'è l'utilizzo di un chewing-gum senza zucchero. Quest'ultimo, infatti, è l'alimento ideale per i microbi, che mettono in moto la fermentazione degli zuccheri indebolendo lo smalto dentale e le gengive.
Uno studio italiano sottolinea invece l'efficacia dello xilitolo nel prevenire la carie. Lo confermano i dati di una sperimentazione condotta dall'Università di Milano in collaborazione con quella di Sassari che segnalano le proprietà dello xilitolo come strumento integrativo per la prevenzione della carie.
Lo studio presentato da Laura Strohmenger - Professore Ordinario presso l'Università degli Studi Milano e Coordinatore del Progetto Ministeriale Sperimentazione territoriale di un programma integrato di oral health - è durato complessivamente due anni e mezzo e si è concluso nel 2011. I primi risultati dello studio sono stati pubblicati su Caries Research nel 2009 mentre i risultati conclusivi sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Clinical Oral Investigation nel 2012.
Lo xilitolo è un edulcorante di origine vegetale utilizzato nel chewing gum come sostituto dello zucchero. Questo ingrediente fa parte della famiglia dei polialcoli, sostanze non cariogene che hanno la peculiarità di non essere fermentate dai batteri del cavo orale e, quindi, di non consentire la formazione degli acidi che corrodono lo smalto. A differenza degli altri polialcoli, lo xilitolo è considerato anche cario-protettivo perché svolge un'azione specifica contro gli streptococchi del gruppo mutans, batteri collegati allo sviluppo della carie.
Lo studio è stato condotto su bambini di età compresa fra i 7 e 9 anni iscritti alle scuole elementari di Sassari. 176 bambini, risultati selezionati come ad alto rischio di carie e con elevata concentrazione di mutans streptococchi, sono stati divisi in due gruppi: i bambini del primo (gruppo xilitolo) hanno masticato chewing gum senza zucchero contenenti xilitolo, mentre quelli del secondo (gruppo controllo) hanno masticato chewing gum senza zucchero non contenenti xilitolo.
L'introduzione del chewing gum in entrambi i gruppi è stata in aggiunta alle pratiche fondamentali di igiene orale, cioè l'uso di spazzolino e dentifricio, senza il cambiamento di stili alimentari.
La somministrazione controllata di chewing gum è durata 6 mesi, durante i quali i bambini del primo gruppo hanno assunto circa 11g di xilitolo al giorno. Alla fine del periodo di masticazione, i bambini del gruppo xilitolo avevano meno streptococchi nella saliva e una placca con minore capacità di generare acidi.
Terminati i primi sei mesi, la prevenzione della carie è stata affidata, sostanzialmente, ai singoli, mediante l'uso di spazzolino e dentifricio al fluoro.
Dopo due anni, un tempo sufficiente per lo sviluppo di carie, è stato deciso di richiamare i bambini per una visita di controllo finale.
Tramite dei questionari trimestrali è stato possibile determinare che i due gruppi, partiti con una condizione del cavo orale identica, sono rimasti comparabili nel corso di tutto il periodo dello studio, per pratiche di prevenzione e abitudini alimentari. L'unica differenza sostanziale è stata la masticazione di chewing gum con o senza xilitolo per i primi sei mesi.
Durante la visita finale è stata valutata la progressione delle carie, che sono state quantificate e classificate in base alla gravità. Le carie chiamate “a livello D1-D2”, che interessano solo lo smalto, sono state identificate e raggruppate come carie dello smalto. Le carie “a livello D3”, che interessano anche la dentina, sono state identificate come lesioni cariose.
I risultati sono stati i seguenti:
Nel gruppo controllo, il 16,66% dei bambini aveva nuove carie dello smalto, mentre per il gruppo xilitolo questo valore era del 2,86%.
Il 10,26% dei bambini del gruppo di controllo aveva nuove lesioni cariose, nel gruppo xilitolo, invece, l'incremento è stato dell'1,43%.
È quindi evidente che i bambini del gruppo xilitolo hanno avuto molte meno carie, rispetto al gruppo controllo, sia a livello di smalto, che a livello di dentina.
Questi risultati hanno permesso di evidenziare un dato particolarmente importante: una riduzione di rischio relativo di contrarre nuove carie pari all'82% per il gruppo xilitolo rispetto al gruppo controllo.
La Prof.ssa Strohmenger ha concluso commentando come “sulla base dei risultati di questo studio, siamo sempre più convinti che l'utilizzo di chewing gum con xilitolo sia un'efficace e poco costoso strumento preventivo nei confronti del rischio carie. La prevenzione deve essere svolta in ogni luogo, a casa, come a scuola e al lavoro. Il risultato di questo studio, che è stato svolto in condizioni di vita reali, dà indicazioni utilizzabili da tutti nella vita di ogni giorno. È stata fondamentale la collaborazione delle autorità scolastiche e delle famiglie per realizzare la sperimentazione”.
Sulla carie, i dati in possesso evidenziano che a 4 anni di età il 20,61% degli individui presenta lesioni cariose in atto; a 12 anni, il 43,99% dei soggetti è affetto da carie, con un aumento della stessa al crescere dell'età. Tutto ciò conferma il dato secondo il quale tale malattia rappresenta la patologia cronica più frequente specie nei paesi a più elevato reddito, come l'Italia, concentrandosi particolarmente nelle fasce più “deboli” della popolazione.
Le informazioni di medicina e salute non sostituiscono
l'intervento del medico curante
Questa pagina è stata letta
281821 volte