Covid, il tampone prima di volare non funziona

Studio dimostra la grande diffusione del virus attraverso gli aeroporti

Come raccogliere l'acqua del mare con un cucchiaio. È un po' questo l'effetto che ha avuto l'obbligo di un tampone negativo prima di imbarcarsi su un volo, almeno secondo i dati di uno studio dell'Università di Bangor, in Galles, pubblicato su Plos Global Public Health.
I ricercatori gallesi hanno trovato infatti abbondanti tracce del virus nelle acque reflue di tutti gli aerei atterrati in tre aeroporti britannici - Heathrow, Edimburgo e Bristol - nel marzo dello scorso anno, quando la pandemia aveva ripreso energia grazie a Omicron.
Sars-CoV-2 è stato anche trovato nei campioni raccolti dalle fognature delle sale arrivi dei terminal aeroportuali e da un impianto delle acque reflue nelle vicinanze degli aeroporti.
L'aspetto più preoccupante è che i ricercatori hanno trovato poche differenze nelle concentrazioni di Sars-CoV-2 nelle acque reflue prima e dopo il 18 marzo 2022, giorno in cui sono venute meno le restrizioni imposte dalle autorità sanitarie, come se il virus fosse indifferente a ogni sorta di provvedimento contenitivo.
«Nonostante tutte le misure messe in atto dal Regno Unito per cercare di evitare che le persone affette dalla malattia salissero sui voli diretti in Gran Bretagna, quasi tutti gli aerei che abbiamo analizzato contenevano il virus, e anche la maggior parte delle fognature dei terminal», afferma l'autore del lavoro Davey Jones dell'Università di Bangor.
L'ipotesi più probabile è che le persone stessero sviluppando la malattia quando sono state sottoposte al tampone, che non è stato in grado di verificarne la presenza perché troppo precoce. C'è da aggiungere un dato che riguarda invece il senso di responsabilità individuale: il 23% degli intervistati ha infatti ammesso di essersi imbarcato su un volo di ritorno nel Regno Unito pur avvertendo i tipici sintomi della malattia.
Inoltre, il tampone era richiesto soltanto ai passeggeri non vaccinati, ma è ormai noto che la loro efficacia riguarda la malattia grave e non la trasmissibilità. Anche chi si vaccina si può ammalare e contagiare gli altri, anche se si aggrava e muore in percentuale molto inferiore.
Secondo gli autori, fra gli strumenti di sorveglianza in futuro dovremmo servirci proprio delle analisi delle acque reflue. I campionamenti potrebbero infatti aiutare a scovare anche altre infezioni, ad esempio quelle da Noravirus o Enterovirus.
«Il monitoraggio delle acque reflue in aeroporto e sull'aereo - aggiunge la ricercatrice Kata Farkas - fornisce un'istantanea delle malattie infettive che i passeggeri possono portare con sé all'arrivo, comprese le malattie emergenti, in modo che i sistemi sanitari siano pronti ad agire di conseguenza».

20/01/2023 10:25:00 Andrea Piccoli


Notizie correlate