Da un nuovo studio arriva la possibilità di nuove cure per le tossicodipendenze. La ricerca, pubblicata su Nature Mental Health, è stata realizzata da scienziati della Washington University di St. Louis in collaborazione con il National Institute on Drug Abuse e altri 150 ricercatori di altri paesi.
«Finora le conoscenze sulle basi genetiche e molecolari delle tossicodipendenze erano limitate. Inoltre, la maggior parte degli studi clinici e comportamentali si erano concentrati su singole sostanze, piuttosto che sulle dipendenze in senso più ampio», afferma il direttore del NIDA Nora Volkow. «Invece la genetica gioca un ruolo chiave nel determinare la salute per tutta la vita, ma non è un destino ineluttabile. Con gli studi genomici speriamo di chiarire ulteriormente i fattori che possono predisporre una certa persona all'abuso di sostanze o proteggerla da esso. Questa conoscenza potrà essere utilizzata per espandere i servizi di prevenzione e consentire alle persone di prendere decisioni più informate sull'uso delle droghe. Una comprensione più approfondita della genetica ci aiuterà a sviluppare interventi personalizzati sulla biologia del singolo individuo, sul suo ambiente e sul suo vissuto, per fornire i maggiori benefici».
Negli ultimi decenni ha preso sempre più piede il metodo definito “associazione genome-wide” per cercare di individuare geni specifici coinvolti in alcuni disturbi. Per lo studio in questione, i ricercatori si sono serviti di questo metodo per analizzare oltre un milione di soggetti di origine europea e quasi 100.000 individui di etnia africana. Lo scopo era individuare aree nel genoma associate al rischio di dipendenza generale e al rischio di dipendenze per sostanze specifiche: alcol, nicotina, cannabis.
«Utilizzando la genomica, si può implementare una linea di ricerca che dia la priorità ai farmaci esistenti, ma anche altri studi volti a scoprire nuovi trattamenti. Per fare tutto questo in modo accurato, è fondamentale raccogliere prove genetiche che siano rappresentative a livello globale anche di popolazioni storicamente sottorappresentate nella ricerca biomedica», afferma Alexander Hatoum, primo firmatario dello studio. «I risultati di queste ricerche potrebbero rivoluzionare le attuali strategie di prevenzione e aprire la strada a trattamento più efficaci per più disturbi da abuso».
Il gruppo di ricerca guidato da Hatoum ha scovato nella popolazione di origine europea 19 variazioni geniche associate al rischio genetico di tossicodipendenza e altre 47 associate all'abuso di specifiche sostanze. Le alterazioni genetiche più rilevanti sono state individuate in aree del genoma preposte al controllo della sintesi della dopamina.
Rispetto ad altri predittori, la variazione genica della dopamina era anche un predittore sensibile della possibilità di avere contemporaneamente due o più disturbi da abuso di sostanze.
Il modello presupponeva anche un rischio più alto di malattie mentali e fisiche, fra cui disturbi psichiatrici, comportamento suicidario, malattie respiratorie, malattie cardiache e dolori cronici.
Nei bambini di età compresa tra 9 e 10 anni senza alcuna esperienza di uso di sostanze, questi geni erano correlati all'abuso di sostanze da parte dei genitori e a comportamenti esternalizzanti. «Spesso i disturbi da abuso di sostanze e i disturbi mentali si manifestano insieme ed è noto che i trattamenti più efficaci aiutano le persone ad affrontarli contemporaneamente. Le alterazioni geniche condivise da abuso di sostanze e disturbi mentali evidenziate da questo studio sottolineano l'importanza di pensare a questi disturbi in tandem», ha affermato Joshua A. Gordon, direttore del National Institute of Mental Health (NIMH).
L'analisi del campione di etnia africana ha evidenziato una variazione genica legata al rischio di tossicodipendenza generica e un'altra specifica per il rischio di abuso di alcol.
«In questo studio la scarsità di risultati relativi alla popolazione di ascendenza africana sottolinea le attuali disparità nell'inclusione dei dati a livello di rappresentatività delle popolazioni globali, che devono essere affrontate per garantire la solidità e l'accuratezza dei dati», osservano Hatoum e coautori.
«L'attuale studio convalida i risultati precedenti delle varianti di rischio alcol-specifiche e, cosa importante, conferma questa scoperta in una popolazione di studio molto ampia e diversificata», conclude George F. Koob, direttore del National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism (NIAAA). «Il ritrovamento di varianti di rischio genico condivise tra diversi disturbi da abuso di sostanze fornisce informazioni su alcuni meccanismi alla base di questi disturbi e sulle relazioni con altri disturbi della salute mentale. Nel loro insieme le indicazioni relative alle varianti di rischio alcol-specifiche e a quelle generiche di tossicodipendenza forniscono un potente supporto per nuove strategie di prevenzione e trattamento individualizzate».
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