Quando un arto viene colpito da tumori localmente estesi (generalmente sarcomi, melanomi e carcinomi spinocellulari) in molti casi si ricorre all'amputazione, senza che questa tecnica aumenti significativamente la speranza di vita e con gravi disagi per il paziente. La perfusione isolata in ipertermica antiblastica degli arti (ILP) è una metodica che può evitare l'amputazione.
Nel 1958 Creech e Krement ebbero l'idea di utilizzare la circolazione extracorporea regionale nel trattamento di alcuni tumori degli arti e cominciarono a trattare gli arti affetti da tumori localmente avanzati con dosi elevate di farmaci antiblastici senza tossicità sistemica rilevanti. Nello stesso periodo inoltre veniva dimostrata, sempre da loro, la sensibilità elettiva al calore delle cellule tumorali.
Nel 1969 Stehlin combinò le tecniche utilizzando farmaci antiblastici nel circuito della perfusione ed ipertermia fino 41 gradi C ottenendo risultati ottimali. Il farmaco più utilizzato nella perfusione isolata è il Melphalan (Alkeran), in associazione con il tumor necrosis factor (TNF) che ha un'azione sulle cellule endoteliali intratumorali e di potenziamento del Melphalan.
La mortalità dei sarcomi agli arti è di circa il 60%, inoltre accade quasi sempre che quando il tumore viene scoperto ha già delle dimensioni considerevoli, perciò spesso l'indicazione terapeutica è spesso caratterizzata da una chirurgia altamente mutilante senza tuttavia migliorare la sopravvivenza.
La terapia conservativa consente di trattare adeguatamente il sarcoma e nello stesso tempo di ottenere la conservazione dell'arto (87% dei casi).
Attualmente risultati che possono considerarsi ormai validati nella pratica clinica sono stati ottenuti con la ILP con dose di TNF 1 mg, Melphalan secondo calcolo delle dimensioni dell'arto da trattare, e ipertermia vera.
Grazie alla ILP le risposte complete risultano essere dal 50 al 75%, gli interventi conservativi post ILP tra il 66 ed il 100% e i dati di sopravvivenza non vengono né migliorati né peggiorati.
Inoltre la ILP presenta altri vantaggi e cioè la si può ripetere in caso di recidive o risposta insufficiente, la si può utilizzare in seguito ad una RT inefficace, può essere seguita da RT, può essere impiegata per localizzazioni multiple all'arto sostituendo l'amputazione in caso di già dimostrate metastasi a distanza al momento della diagnosi, privilegiando la qualità di vita e potendo inoltre, in caso di ottima risposta locale e non progressione della malattia, intervenire per l'asportazione delle metastasi.
In conclusione l'amputazione non dovrebbe mai essere la prima indicazione terapeutica per un paziente con tumore ad un arto. In Italia invece molti pazienti affetti da tumori degli arti che a causa dell'estensione locale siano ritenuti non operabili vengono sottoposti ad interventi demolitivi o a chemioterapia preoperatoria. L'utilizzo della ILP ha invece dato risultati sorprendenti, infatti nel 70-80% dei casi si evita l'amputazione dell'arto anche quando si pensava che non vi fossero alternative.
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