Un'integrazione di calcio, con o senza vitamina D, da alimenti o integratori è da considerarsi sicura a livello cardiovascolare a patto che non superi i 2.500 mg al giorno. È la conclusione delle linee guida pubblicate su Annals of Internal Medicine dalla National Osteoporosis Foundation e dall'American Society for Preventive Cardiology.
«Sebbene le fonti alimentari siano preferibili, il calcio proveniente dagli integratori può essere utilizzato per affrontare le carenze alimentari», spiegano gli autori. I supplementi di calcio sono indicati per quelle persone che non ne consumano a sufficienza tramite l'alimentazione e allo scopo di prevenire l'insorgenza dell'osteoporosi.
«In questa cornice preventiva notizie contrastanti suggerivano che l'assunzione di calcio, in particolare da integratori, avesse, a seconda degli studi, effetti benefici o dannosi sugli esiti cardiovascolari», spiegano i ricercatori.
Gli scienziati della Tufts University School of Medicine hanno analizzato gli studi pubblicati dal 2009, quando venne pubblicata la versione precedente delle linee guida.
Nessuno dei 31 studi esaminati ha trovato differenze statisticamente rilevanti in termini di rischio o mortalità cardiovascolare fra i gruppi trattati con supplementi di calcio da solo, associato a vitamina D o a placebo.
Commentando la ricerca, Joann Manson, del Brigham and Women's Hospital presso l'Harvard Medical School, spiega: «La supplementazione di calcio aumenta il rischio di calcoli renali, mentre l'assunzione di calcio con la dieta lo riduce, e non esistono prove certe che il maggiore consumo di calcio rispetto alla dose giornaliera raccomandata possa migliorare la salute delle ossa o abbia altri benefici. È quindi importante raggiungere, ma non superare, non solo l'assunzione raccomandata di calcio, ma anche quella di vitamina D, che corrisponde a 600 UI/die per gli adulti fino a 70 anni e a 800 UI/die per quelli di 70 anni e più».
Fonte: Annals of Internal Medicine
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