Il litio avrebbe l'effetto di ridurre il rischio di insorgenza della demenza. Lo afferma un nuovo studio pubblicato su Plos Medicine a cura di scienziati della University of Cambridge guidati da Shanquan Chen, che spiega: «Al momento non sono disponibili trattamenti modificanti la malattia, ma il litio potrebbe potenzialmente diventarlo».
I ricercatori hanno valutato l'associazione fra uso di litio e incidenza della demenza e dei suoi sottotipi in pazienti dai 50 anni in poi e con un follow up di almeno un anno. I casi di demenza sono stati diagnosticati e classificati sulla base dell'International Classification of Diseases-10th Revision (ICD-10).
Del campione hanno fatto parte 29.618 pazienti, di cui 548 esposti al litio, con età media di 73,9 anni. I pazienti esposti al litio avevano maggiori probabilità di essere sposati, conviventi o in un'unione civile, di essere fumatori o ex fumatori, di aver usato antipsicotici e di avere comorbilità come depressione, disturbo affettivo bipolare (BPAD), ipertensione, diabete mellito o iperlipidemie.
Altre caratteristiche, fra cui età, sesso e consumo di alcol, non hanno fatto emergere differenze significative fra i due gruppi. Nella coorte esposta al litio, la demenza è stata diagnosticata a 53 pazienti (9,7%), di cui 36 (6,8%) con malattia di Alzheimer e 13 (2,6%) con demenza vascolare. Nella coorte non esposta, la demenza è stata diagnosticata a 3.244 persone (11,2%), la malattia di Alzheimer a 2.276 (8,1%) e la demenza vascolare a 698 (2,6%).
Dopo aver escluso eventuali fattori confondenti, è emerso che l'uso di litio si associava a un minor rischio di demenza e demenza vascolare, apparendo protettivo sia negli utilizzatori a breve termine (esposizione ≤1 anno) che a quelli a lungo termine (esposizione >5 anni).
Secondo gli autori, che auspicano comunque ulteriori studi, il litio potrebbe rivelarsi un trattamento modificante la malattia per la demenza.
Fonte: Plos Medicine 2022. Doi: 10.1371/journal.pmed.1003941
Plos Medicine
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