A tutti almeno una volta è capitato di soffrire di tendinite, cioè l'infiammazione di un tendine caratterizzata da forte dolore e spesso gonfiore e arrossamento della zona colpita. Ben diversa dalla lesione dei tendini, anche nota come tendinosi, che può condurre fino alla rottura vera e propria delle fibre. Una condizione molto comune tra gli sportivi, dovuta alla rigidità dei tendini, che da un lato permette elevate performance sportive, ma dall'altro può esporre a traumi.
Entrambe le condizioni sono accomunate da una sintomatologia dolorosa chiamata tendinopatia, caratterizzata da dolore, riduzione della funzione e ridotta tolleranza all'esercizio. Ne risentono ovviamente la qualità di vita di chi ne è colpito, e le attività quotidiane.
Per comprendere meglio che cos'è una tendinopatia e cosa la determina è necessario considerare l'anatomia del tendine. Si tratta di un fascio di tessuto connettivo che ha il compito di legare i muscoli alle ossa. È composto principalmente da fibre di collagene di tipo I, mentre la restante parte è composta da varie sostanze, come proteoglicani, glicosaminoglicani, glicoproteine e altre proteine collagene (tipo III, IV, XII). La particolare composizione dei tendini garantisce sia resistenza che elasticità , tanto che sono in grado di resistere alle forze generate dal muscolo per permettere il movimento.
La causa delle tendinopatie è multifattoriale e complessa. Il processo patologico è da ricondurre ad un sovraccarico ripetitivo del tendine, il quale porta alla formazione di un cambiamento strutturale delle fibre collagene. Mentre in un tendine sano la rete di fibre collagene di tipo I è ben organizzata, in caso di tendinopatia tale struttura appare degenerata, causando meno elasticità e robustezza al tendine stesso.
I fattori di rischio sono diversi e dipendono dal tipo di attività sportiva praticata, dal lavoro, dalla presenza di malattie sistemiche, dal sovrappeso e anche da una certa predisposizione genetica. Inoltre, è stato dimostrato che l'utilizzo di alcuni antibiotici, come i fluorochinoloni, o l'abuso di farmaci corticosteroidi possono aumentare il rischio di tendinopatia e di rottura del tendine.
La tendinopatia si verifica più frequentemente in età media o avanzata, in quanto le strutture tendinee appaiono più deboli e, quindi, più predisposte alle lesioni e alle infiammazioni. D'altro canto, la maggior parte delle tendinopatie nei soggetti giovani sono da ricondurre ad attività fisiche intense e ripetitive, che sottopongono il tendine ad un sovraccarico eccessivo. Sono comunemente riscontrate negli arti superiori (per esempio spalla o gomito) e inferiori (tallone, ginocchio, gluteo).
Esistono diversi approcci per gestire i casi di tendinopatie, che mirano tutti alla riduzione dei sintomi, in particolare il dolore, a promuovere il recupero e ad aumentarne la funzionalità . I regimi terapeutici possono essere suddivisi in due tipologie: quelli passivi che prevedono trattamenti farmacologici, terapie iniettive, ultrasuonoterapia e laserterapia; e quelli attivi, che consistono principalmente nella fisioterapia, rieducazione del paziente e gestione del carico.
La terapia viene stabilita in base alla fase di progressione della patologia, Nel caso di una tendinopatia in fase acuta il trattamento consigliato è il totale riposo dall'attività fisica e l'utilizzo di farmaci antinfiammatori (FANS) nel caso in cui il processo infiammatorio sia molto marcato. La terapia strumentale, come la laserterapia o la tecarterapia, risulta essere utile per ripristinare la forza dei muscoli e dei tendini coinvolti. Se la tendinopatia si presenta invece in una fase cronica la cura si concentra principalmente sul graduale recupero della mobilità tramite gli esercizi. In particolare quelli “eccentriciâ€, che consistono nell'allungare al massimo il tessuto muscolare e di conseguenza allungare i tendini connessi ad esso.
Un importante aiuto per la gestione della sintomatologia dolorosa delle tendinopatie arriva dagli acidi grassi cetilati (CFA) brevettati da Pharmanutra S.p.A. come prodotti per uso topico a marchio Cetilar®, sotto forma di crema, patch e tape. Utili nel miglioramento della mobilità articolare e nella riduzione del dolore articolare, muscolo-scheletrico e tendineo, anche in caso di traumi sportivi, permettendo di tornare rapidamente alle normali attività quotidiane.
I CFA sono un mix di acidi grassi di origine vegetale che hanno dimostrato essere efficaci nel ridurre il dolore muscolo-articolare e tendineo. Il loro meccanismo d'azione si basa sul favorire la lubrificazione articolare e quindi il miglioramento meccanico del movimento dell'articolazione. Inoltre, è stato dimostrato che l'effetto dei CFA, applicati tramite massaggio terapeutico in soggetti con sindrome dolorifica da osteoartrosi, potrebbe essere mediato dalla modificazione meccanica della membrana sinoviale, generando così la riduzione della sintomatologia.
Un recente studio pubblicato sulla rivista internazionale Bmc musculoskeletal disorders ha valutato l'efficacia e la tollerabilità di Cetilar® Patch in soggetti con tendinopatia della spalla. Tutti i partecipanti allo studio hanno applicato il Cetilar® Patch per otto ore al giorno per dieci giorni consecutivi, senza ricorrere a nessun altro tipo di trattamento strumentale o farmacologico. Attraverso una scala di valutazione specifica sono stati valutati il dolore e la funzionalità della spalla durante la prima visita, dopo dieci giorni dalla prima visita e nel successivo follow-up dopo 35 giorni.
I risultati hanno dimostrato come l'applicazione del Cetilar® Patch per dieci giorni consecutivi sia stata utile nel ridurre il dolore e aumentare la funzionalità articolare nei soggetti affetti da tendinopatia della spalla. Inoltre è stato osservato un effetto benefico anche durante il follow-up, senza applicare più il Cetilar® Patch.
Le informazioni di medicina e salute non sostituiscono
l'intervento del medico curante
Questa pagina è stata letta
293422 volte