Melanoma, immunoterapia utile anche per i bambini

Si profila l'abbattimento del limite principale della terapia

Presto anche i bambini potranno beneficiare dell'immunoterapia in caso di melanoma. Lo dimostra uno studio pubblicato sullo European Journal of Cancer e presentato durante il congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo) di Barcellona.
I ricercatori hanno coinvolto nello studio 99 pazienti con età media di 14 anni. 81 di loro sono stati trattati con un inibitore di PD-1 (nivolumab, ipilimumab, nivolumab e ipilimumab, pembrolizumab) con o senza la chemioterapia associata o con la combinazione dabrafenib/trametinib, in diverse fasi della malattia.
Nel complesso il tasso di sopravvivenza a 3 anni è stato dell'81,1% nei pazienti trattati con immunoterapia adiuvante, e il 70,6% dei giovani non ha subito recidive.
Inoltre, i due pazienti che hanno ricevuto l'immunoterapia nel setting neoadiuvante (prima dell'intervento chirurgico) hanno raggiunto una risposta patologica completa e risultavano liberi dalla malattia rispettivamente dopo 46 e 18 mesi dalla fine delle cure.
“Risultati che evidenziano come l'efficacia dell'immunoterapia nel setting adiuvante sono paragonabili a quelli registrati dagli adulti affetti da un melanoma al terzo stadio ad alto rischio di recidivaâ€, scrivono i ricercatori.
“Questi dati ci mandano un messaggio chiaro: dobbiamo poter usare gli inibitori del checkpoint PD-1 anche in bambini, adolescenti e giovani adultiâ€, è quanto messo nero su bianco dall'oncologo pediatrico dell'Istituto dei Tumori di Milano Andrea Ferrari, che fa parte del board nato dalla Società europea di oncoematologia pediatrica (Siope) e dall'Esmo e dedicato ai pazienti adolescenti e giovani adulti (Aya).
“C'è l'urgenza di sviluppare strategie che favoriscano l'ingresso di questi pazienti nei trial clinici di questi farmaci - è quanto dichiarato dallo specialista a Esmo Daily Reporter, l'house organ della società di oncologia medica del vecchio continente -. Ma è necessario anche modificare l'approccio tradizionale allo sviluppo dei farmaci e alle valutazioni regolatorie, oltre che gli ambienti di cura. Gli adolescenti, per esempio, dovrebbero essere eleggibili per gli studi clinici di fase 1 a partire dalla pubertà. Mentre sarebbe più opportuno inserire i giovani adulti nei protocolli per pazienti pediatrici, se si tratta di una neoplasia tipica di questa fascia d'etàâ€.

19/09/2024 10:45:00 Andrea Sperelli


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