L'utilizzo della risonanza magnetica abbinato al dosaggio dell'antigene prostatico specifico si mostra efficace nel ridurre il ricorso alla biopsia prostatica negli uomini con sospetta presenza di cancro alla prostata.
A dimostrarlo è uno studio coordinato da Arya Haj-Mirzaian del Dipartimento di Radiologia del Brigham and Women's Hospital e della Harvard Medical School di Boston.
Lo studio è stato pubblicato su Jama Network Open e ha messo a confronto diverse strategie decisionali per la biopsia prostatica, con l'obiettivo di ridurre gli interventi non necessari mantenendo comunque un'alta sensibilità nella rilevazione del tumore prostatico.
Il campione della metanalisi era formato da 36.366 pazienti. Dall'analisi è emerso che lesioni con punteggi 4 e 5 nel Prostate Imaging Reporting & Data System (PI-RADS), oltre al PSAD, erano gli unici fattori indipendenti associati con un rischio più elevato di csPCa.
Evitare la biopsia in pazienti con lesioni PI-RADS di categoria 3 o inferiore e un PSAD minore di 0,10 o meno di 0,15 ng/mL2 potrebbe ridurre le biopsie non necessarie rispettivamente del 30% o del 48%, mantenendo una sensibilità del 97% o del 95%.
“Questi risultati suggeriscono che le biopsie prostatiche potrebbero non essere necessarie per pazienti con risultati di risonanza magnetica equivoci o negativi e basso PSADâ€, spiega Haj-Mirzaian.
Ci sono alcune limitazioni, fra cui l'assenza di dati a livello di singolo paziente e la possibilità che alcune variabili cliniche siano state valutate e riportate solo da un numero limitato di studi.
I risultati forniscono in ogni caso prove che potrebbero determinare cambiamenti nelle linee guida cliniche, stimolando un uso più specifico e meno frequente della biopsia prostatica.
Fonte: JAMA Network Open 2024. Doi: 10.1001/jamanetworkopen.2024.4258
Neurology
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