Cocaina nel pene, rischio amputazione

Il caso di un uomo che si era iniettato la droga nella vena dell'organo

I medici del pronto soccorso del Bronx Care Hospital Center non credevano ai propri occhi quando un uomo di 35 anni si è presentato con dolori insostenibili al pene e allo scroto. Il pene dell'uomo era gonfio, di colore scuro e trasudava un liquido che odorava di marcio.
Di fronte al dott. Haider Ghazanfar l'uomo ha ammesso di aver iniettato della cocaina nel pene. Era la terza volta che lo faceva, le prime due volte tutto era andato bene, ma l'ultima l'organo ha reagito in maniera differente.
Come spiegano i medici americani sull'American Journal of Case Reports, la cocaina genera una forte infiammazione dei vasi sanguigni e può causare cancrena dei tessuti.
«Spesso viene tagliata con un farmaco, il levamisolo, che potenzia l'infiammazione nei vasi sanguigni. La cocaina viene spesso iniettata, oltre che sniffata o fumata; la vena del pene può sembrare una scelta insolita ma non lo è poi così tanto, molti tossicodipendenti utilizzano vari siti di iniezione quando quelli “classici”, come le vene del braccio, sono inservibili perché troppo danneggiati a causa degli effetti dannosi della droga», spiega Ghazanfar.
Dopo aver rifiutato di sottoporsi a un intervento chirurgico di rimozione del tessuto ormai morto, l'uomo ha assunto un cocktail di antibiotici per via endovenosa per 5 giorni, seguiti da altri 5 giorni di antibiotici per via orale. Le condizioni sono via via migliorate e il paziente non ha più fatto ritorno in ospedale, rifiutando quindi anche il programma di disintossicazione che gli era stato prospettato.
«L'unica possibilità di evitare le drammatiche conseguenze dell'uso di droghe per via endovenosa, e non solo, è smettere di assumerle», conclude Ghazanfar.

27/04/2022 09:45:00 Andrea Sperelli


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