Le conclusioni di tre studi indipendenti pubblicati su Nature concordano nell'indicare la presenza di un virus adeno-associato 2 alla base dell'insorgenza di casi di epatite acuta grave infantile verificatisi nel 2022.
Si tratta di un virus infantile in grado di moltiplicarsi solo in presenza di un altro virus, un adenovirus o un herpesvirus.
Lo scorso anno l'Oms aveva lanciato l'allarme comunicando l'esistenza di 1.010 casi probabili di epatite acuta grave a eziologia sconosciuta, che avevano prodotto 22 decessi fra i bambini. Si era ipotizzato anche un collegamento con Sars-CoV-2, che però ora pare possa essere escluso.
Il primo studio, firmato da Charles Chiu, infettivologo dell'Università della California, ha analizzato i campioni ematici di 16 bambini americani con epatite acuta grave di origine sconosciuta mettendoli a confronto con 113 controlli. La presenza di AAV2 è stata accertata nel 93% dei casi del primo gruppo contro il 3,5% del gruppo di controllo.
Nei 13 bambini infettati da AAV2 sono state rilevate coinfezioni con virus helper (Epstein-Barr o herpesvirus gruppo HHV-6) in grado di promuovere la replicazione di AAV2. Negli altri due studi Emma Thomson della London School of Hygiene and Tropical Medicine e Judith Breuer, virologa all'University College London, riportano risultati simili dal Regno Unito.
Il primo gruppo di ricerca britannico ha scoperto l'AAV2 in 26 casi su 32 rispetto al 7% dei controlli, mentre il secondo lo ha rivelato in 27 casi su 28. Resta comunque da chiarire il ruolo svolto da AAV2 nell'epatite acuta grave.
Secondo i ricercatori, infatti, c'è un altro tassello da considerare. Servirebbe anche una variante specifica di un gene ospite chiamato antigene leucocitario umano o HLA per rendere le vittime suscettibili alla grave forma di epatite.
In un articolo di accompagnamento, Frank Tacke, epatologo ai Campus Charité Mitte e Virchow-Klinikum di Berlino, scrive: «L'ondata di epatite nella primavera del 2022 ha coinciso con il rilassamento mondiale delle misure contro il Covid-19. E la tempistica dell'epidemia potrebbe essere spiegata dal fatto che i bambini sono stati improvvisamente esposti a un'elevata carica virale oppure avevano una maggiore suscettibilità a virus altrimenti innocui».
Fonte: Nature 2023. Doi: 10.1038/s41586-023-05949-1
Nature
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