Le terapie ad alta efficacia per la sclerosi multipla

Riducono il rischio di peggioramento della disabilità

Un ampio studio sulle terapie ad alta efficacia mostra i loro benefici nella modulazione del decorso della sclerosi multipla. La ricerca, pubblicata su The Lancet Child & Adolescent Health e firmata da Sifat Sharmin dell'Università di Melbourne, ha analizzato i dati raccolti dal registro MSBase e dal Registro italiano della sclerosi multipla e patologie correlate, che include dati provenienti da 178 centri italiani.
Lo studio si è concentrato su soggetti con esordio dei sintomi della sclerosi multipla prima dei 18 anni, analizzando l'effetto delle terapie ad alta efficacia sulla transizione fra 5 stati di disabilità, dalla minima compromissione alla disabilità grave e alla sclerosi multipla secondariamente progressiva. L'indagine ha incluso 5.224 persone, di cui il 70,6% femmine, con un'età media all'esordio di 15 anni.
I risultati indicano che le terapie ad alta efficacia come alemtuzumab, cladribina, daclizumab, fingolimod, mitoxantrone, natalizumab, ocrelizumab, rituximab o il trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche riducono significativamente il rischio di peggioramento della disabilità attraverso tutti gli stati considerati.
L'effetto era particolarmente evidente quando la terapia ha avuto inizio nello stato di minima disabilità. “I pazienti trattati con terapie modificanti la malattia ad alta efficacia durante le fasi iniziali della malattia hanno tratto i maggiori benefici rispetto ai pazienti non trattati”, spiega Sharmin. “Sulla base dei nostri risultati, è importante che i pazienti con sclerosi multipla a esordio pediatrico siano trattati nelle prime fasi del decorso della malattia, quando la disabilità è ancora minima, per preservare le capacità neurologiche prima che vengano danneggiate”.

Fonte: Lancet Child & Adolescent Health 2024. Doi: 10.1016/S2352-4642(24)00047-6
Lancet Child & Adolescent

18/04/2024 12:00:00 Andrea Piccoli


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