Hpv, 1.000 morti all'anno per il tumore del collo dell'utero

Servono campagne di prevenzione più efficaci

Oltre 3.000 diagnosi ogni anno e 1.000 decessi per colpa dei tumori della cervice uterina causati dall'Hpv. Sono le cifre che emergono dal Rapporto "Papillomavirus: lotta ai tumori. Per una cultura della prevenzione" presentato dal Censis in occasione della Giornata internazionale contro l'Hpv.
«È necessario tornare a parlarne, sfatando ogni tabù, con campagne di comunicazione e prevenzione, anche social, rivolte ai più giovani e ai loro genitori per renderli coscienti e consapevoli», sottolinea il sottosegretario alla Salute Andrea Costa in una nota. «L'infezione da Papilloma virus è una delle più frequenti infezioni sessualmente trasmesse. L'assenza di sintomi ne favorisce la diffusione poiché la maggior parte degli individui colpiti, ignora di esserne affetta. In Italia 8 donne su 10,
ma anche 7 uomini su 10, entrano a contatto con il Papilloma virus nel corso dell'età fertile. Un problema, insomma, che non riguarda solo le donne, ma che coinvolge anche gli individui di sesso maschile, con conseguenze gravi. L'Hpv infatti, se diagnosticato tardivamente, può causare, tra le altre, condilomi, tumori e infertilità. La cultura della prevenzione va declinata ugualmente al maschile. Le malattie sessualmente trasmissibili riguardano tutti», sostiene Costa.
La copertura dello screening cervicale nelle donne fra i 25 e i 64 anni è passata dall'81% del 2019 al 77,3% del 2020. La copertura vaccinale per il ciclo completo è passata dal 41,6% del 2019 al 30,3% del 2020 tra le bambine undicenni e dal
32,2% al 24,2% tra i maschi.
Nelle fasce d'età più alte, i controlli più comuni negli ultimi 3 anni sono stati proprio pap-test e Hpv-test, sebbene quest'ultimo sia conosciuto soltanto dal 51,3% dei genitori.
«L'uomo purtroppo risulta ancora poco consapevole dei rischi legati all'Hpv - rimarca Costa - Per questo è ancor più fondamentale puntare sulla prevenzione tramite la vaccinazione. Oggi abbiamo a disposizione dei vaccini sicuri, ben tollerati ed efficaci nel precorrere l'insorgenza della malattia. Lo strumento migliore a nostra disposizione per vincere la battaglia contro l'infezione da Papillomavirus e da malattie associate, dunque, è la prevenzione: vaccinazione e diagnosi precoce attraverso screening e test. Ritengo quindi necessario attivare ogni canale possibile di contatto, dialogo, formazione e comunicazione con le nuove generazioni, partendo dalle scuole, passando per i social media, con l'obiettivo di sensibilizzare
adulti e giovani sui rischi del virus. Non possiamo più attendere», afferma il sottosegretario alla Salute.
Il dato positivo riguarda la crescita della consapevolezza dei genitori su cosa sia il papillomavirus, dato che passa dall'85,1 del 2017 all'88,9% del 2022. Aumenta anche la consapevolezza sui rischi correlati: nel 2019 solo la metà dei genitori sapeva che l'Hpv è responsabile di altri tumori oltre a quello del collo dell'utero, mentre nel 2022 questa consapevolezza è salita al 62,7%. In crescita anche la percentuale dei genitori che sanno che l'Hpv è responsabile dei condilomi genitali (dal 42,6% al 46,9%). Per il 24,8% dei genitori di entrambi i sessi si tratta di un virus che colpisce esclusivamente le donne. Il 34% delle mamme e il 32% delle donne indica il ginecologo come fonte d'informazione, mentre tra i padri prevale il medico di famiglia (34,6%).
La scarsa diffusione dell'Hpv-test è confermata dal dato delle prescrizioni dei ginecologi: l'88,4% delle donne afferma infatti che il proprio ginecologo ha consigliato il Pap-test, mentre solo il 42,6% ha prescritto l'Hpv-test.

08/03/2022 16:50:00 Andrea Sperelli


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