È stato scoperto dai ricercatori dell'Università di Cagliari un nuovo marcatore per il cancro delle vie biliari. La scoperta è illustrata sul British Journal of Cancer ed è il risultato di una collaborazione multidisciplinare, nazionale e internazionale.
La ricerca è stata coordinata da Patrizia Zavattari, docente di Biologia applicata e responsabile del laboratorio di Biologia molecolare, genomica ed epigenomica-dipartimento Scienze biomediche, che spiega: “Abbiamo processato e analizzato i campioni raccolti dai colleghi clinici, individuando nel genoma un'alterazione nel Dna dei tumori delle vie biliari che ne permette l'identificazione con sensibilità e specificità del cento per cento”.
Dunque, senza falsi negativi né falsi positivi e un'efficienza al di sopra di qualsiasi metodo noto o utilizzato nella diagnosi di questi tumori. "I campioni sono stati processati dalla mia collaboratrice storica, Loredana Moi, mentre le analisi sono state condotte da Eleonora Loi durante il suo dottorato di ricerca in Medicina molecolare e traslazionale. Il tutto con la mia supervisione e in co-tutela con il collega Sergio Alonso, del Program of predictive and personalized medicine of cancer, afferente al Germans Trias i Pujol research institute di Badalona in Spagna”, precisa la vicepresidente della facoltà di Biologia e farmacia.
Alla ricerca ha preso parte anche l'équipe di Mario Scartozzi, ordinario di Oncologia medica all'Università di Cagliari. La collaborazione si è rivelata anche stavolta preziosa e foriera di proficui accorgimenti. Di fatto, una buona pratica e un esempio di come si possa cogliere l'obiettivo con il confronto, la collaborazione e la condivisione scientifica e operativa. “La scoperta è stata validata in centinaia di campioni, in parte online, in parte resi disponibili dagli specialisti Andrea Casadei Gardini e Matias Avila con i rispettivi team, afferenti alle Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e di Navarra in Spagna. Il disegno di un apposito algoritmo, denominato Tastopal, ideato da esperti di machine learning, Cesare Zavattari e Alessandro Tommasi, ha permesso di prioritizzare le alterazioni identificate e selezionare le più informative, da testare in un dataset di validazione. “Il saggio, per il quale abbiamo depositato la richiesta di brevetto, è stato già testato per il raggiungimento del risultato finale pubblicato. Su questo fronte siamo grati per la disponibilità tecnica e strumentale al gruppo coordinato da Elisabetta Ferretti, docente alla Sapienza di Roma”, rimarca Patrizia Zavattari.
“Parliamo di un'alterazione non nella sequenza del Dna, ovvero non si tratta di una mutazione genetica, ma nelle modifiche chimiche che la molecola del Dna subisce e che definiamo alterazioni epigenetiche. In questo caso - aggiunge la professoressa Zavattari - l'apposizione anomala di gruppi metile in una regione associata al gene Hoxd8, importante per lo sviluppo tissutale. Il processo che ha portato a una simile scoperta ha richiesto il coordinamento di uno studio multicentrico e multidisciplinare, in cui molteplici competenze si integrano con un unico obiettivo: quello di garantire ai pazienti strumenti efficaci per la diagnosi precoce ed una migliore definizione della prognosi di tumori particolarmente aggressivi come quelli che colpiscono le vie biliari. E così, a partire dall'intero genoma, analisi bioinformatiche e biostatistiche mirate, ci hanno permesso di selezionare alcune decine di alterazioni. Queste analisi sono state condotte dalla dottoressa Loi”.
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