Un uso prolungato degli inibitori di pompa protonica (PPI) avrebbe l'effetto di aumentare il rischio di cancro allo stomaco. A rivelarlo è uno studio pubblicato su Gut a firma di ricercatori del Queen Mary Hospital di Hong Kong.
Secondo Ka Shing Cheung, coordinatore dello studio, il consumo dei farmaci per il reflusso sarebbe associato a un aumento di oltre due volte delle possibilità di cancro allo stomaco: «Le probabilità aumentano a seconda della durata del trattamento dopo l'eradicazione dell'Helicobacter pylori, il germe implicato nello sviluppo del cancro allo stomaco», spiega il ricercatore.
Gli scienziati asiatici hanno messo a confronto l'uso degli inibitori e quello di un antagonista del recettore H2, un tipo di farmaco diverso per il trattamento dell'acidità di stomaco. Lo studio ha coinvolto oltre 63mila soggetti trattati fra il 2003 e il 2012 con tripla terapia, ovvero l'associazione fra PPI e due antibiotici per l'eradicazione dell'Helicobacter pylori.
I soggetti sono stati seguiti fino allo sviluppo di un cancro gastrico, al decesso per altre cause o semplicemente al termine dello studio, che si è concluso nel dicembre del 2015.
«Durante il follow-up, durato in media 7,5 anni, 3.271 pazienti hanno assunto PPI per quasi tre anni, mentre 21.729 sono stati trattati con H2 bloccanti», scrivono gli autori. Lo 0,24 per cento del campione (153 persone) ha sviluppato un cancro dopo la tripla terapia. L'assunzione di PPI è risultata associata a un rischio più che doppio (2,44 volte) di insorgenza tumorale rispetto all'assunzione di H2 bloccanti.
«L'eccesso di rischio cresce in modo direttamente proporzionale alla durata della terapia con PPI, salendo a 5 volte dopo più di un anno, a più di 6 volte dopo due o più anni e a più di 8 volte dopo tre o più anni», riprende Cheung. «Anche se lo studio osservazionale non permette di trarre conclusioni su un eventuale nesso causa-effetto, questi dati suggeriscono cautela nel prolungare a lungo termine la terapia con PPI anche dopo l'avvenuta eradicazione dell'Helicobacter
plyori».
Fonte: Gut
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