Alzheimer, la pressione alta ne aumenta il rischio

Trattamenti antipertensivi per ridurre il rischio efficaci anche in età avanzata

Uno dei fattori di rischio per l'Alzheimer più facilmente controllabile è l'ipertensione. Una recente metanalisi pubblicata su Neurology mostra infatti che vivere con un'ipertensione non controllata comporta un aumento del rischio di Alzheimer significativo per chi ha più di 60 anni.
In termini percentuali, il rischio maggiore sarebbe del 36% rispetto alle persone con pressione arteriosa nella norma e del 42% rispetto alle persone che assumono farmaci per controllare l'ipertensione.
Una relazione che non viene alterata dall'avanzare dell'età, come spiegano gli autori guidati da Matthew Lennon, ricercatore al Center fo Healthy Brain Ageing all'Università del New South Wales in Australia. Anche le persone fra i 70 e gli 80 anni hanno quindi un rischio più basso di sviluppare l'Alzheimer a patto che seguano una terapia antipertensiva.
La ricerca segnala anche un rischio maggiore del 69% di sviluppare altri tipi di demenza diversi dall'Alzheimer nelle persone con ipertensione non trattata. Il nesso fra le due condizioni è dovuto al fatto che la pressione alta pregiudica la funzionalità del microcircolo cerebrale, con il risultato di uno scarso afflusso di sangue al cervello. La neuroinfiammazione, inoltre, favorisce il deposito di proteina beta-amiloide.
«La malattia di Alzheimer rimane una delle sfide maggiori per chi si occupa di sanità. L'età rimane il fattore favorente più importante - commenta Alessandro Padovani, presidente della Società Italiana di Neurologia (SIN) - e questo giustifica i dati crescenti con una stima di prevalenza in Italia per il 2050 superiore ai 2 milioni di cittadini. In attesa di farmaci efficaci per ridurre il rischio o rallentare il decorso, rimane fondamentale agire sui fattori di rischio per prevenire o ritardare l'esordio di una tra le più devastanti malattie neurologiche».
La meta-analisi ha analizzato i dati relativi a 31.250 soggetti con età media di 72 anni provenienti da 14 paesi, non evidenziando differenze significative nei risultati fra i sessi o i gruppi razziali.
«I dati di questo lavoro indicano quanto i fattori di rischio vascolari soprattutto l'ipertensione arteriosa siano rilevanti», commenta ancora Padovani, che è anche Direttore della Clinica Neurologica dell'Università di Brescia. «I risultati - conclude l'esperto - mostrano come un corretto trattamento antipertensivo sia efficace nel ridurre il rischio anche in età avanzata. Questo dato conferma il fatto che i farmaci antipertensivi hanno un effetto neuroprotettivo indipendentemente dalla presenza di una ipertensione arteriosa. In altre parole, è quanti mai necessario che tutti i cittadini si sottopongano a un periodico controllo dei valori pressori, riducendo l'assunzione di sale o cibi salati, oltre a seguire un'alimentazione sana».

08/10/2024 11:10:00 Arturo Bandini


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