Realtà virtuale, realtà aumentata e agenti conversazionali, possono aiutare a migliorare l'autonomia dei giovani con disturbi dello spettro autistico.
Lo dimostra il progetto 5A (Autonomie per l'Autismo Attraverso realtà virtuale, realtà Aumentata e Agenti conversazionali) realizzato dal Politecnico di Milano con Fondazione sacra famiglia e Irccs E. Medea - Associazione la nostra famiglia, grazie al contributo di Fondazione Tim, che in questa prima fase si è concentrato sulla mobilità cittadina come primo contesto da investigare. I dati sono stati divulgati dall'ateneo milanese in occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull'Autismo.
La realtà virtuale permette alla persona di esercitarsi nell'uso dei mezzi pubblici, “immergendosi”, attraverso un visore indossabile, in un ambiente digitale che simula spazi e attività tipiche dell'uso di treno e metropolitana. Le applicazioni 5A di realtà aumentata supportano invece gli utenti mentre usano i mezzi pubblici nel mondo reale, generando, su tablet o smartphone, informazioni visive che appaiono come sovrapposte alla visione dell'ambiente circostante e aiutano le persone a capire come muoversi e che cosa fare. Entrambi i tipi di applicazioni integrano un agente conversazionale che agisce da compagno virtuale e dialoga proattivamente con l'utente per guidarlo sia durante la simulazione dell'utilizzo dei mezzi pubblici sia durante l'esperienza nel mondo reale.
La sperimentazione ha coinvolto 27 adolescenti con disturbi dello spettro autistico e otto terapisti, per valutare empiricamente la usabilità e l'efficacia degli strumenti 5A. Spiega Franca Garzotto, docente di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni al Politecnico di Milano e Responsabile Scientifica di 5A: “L'obiettivo del progetto è rendere i giovani con Asd il più possibile autonomi nella vita quotidiana. Per ora, la tecnologia che abbiamo creato sembra aiutarli davvero a usare i mezzi pubblici in modo più sicuro e consapevole. In futuro vorremmo aiutare le persone con Asd ad affrontare la complessità anche in altri contesti, ad esempio l'accesso in ospedale, la visita ai musei, lo shopping in un grande centro commerciale. Un processo di apprendimento e aiuto che parte da un “training” nel mondo virtuale, da svolgere a casa, a scuola, o presso un centro terapeutico, e attraverso la realtà aumentata si estende un supporto contestualizzato nello spazio e nel tempo aiutando il soggetto in uno specifico momento e luogo”.
Monica Conti, direttore dei Servizi innovativi per l'Autismo di Fondazione Sacra Famiglia aggiunge che per i ragazzi coinvolti - alcuni provenienti dai loro servizi - la partecipazione ha avuto effetti positivi sulla loro autostima e motivazione personale. “Poiché si sono sentiti scelti per prendere parte ad un progetto il cui sviluppo e buon esito dipendeva dal loro contributo”, precisa. “Anche i caregiver hanno aderito con entusiasmo, mossi dalla volontà di ampliare le opportunità, per i loro figli, di fare esperienze che siano fonte di benessere e soddisfazione personale.
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