Se l'efficacia è più o meno paragonabile fra antipsicotici di vecchia e nuova generazione, la misura degli effetti collaterali prodotti è molto diversa.
A dirlo è uno studio pubblicato su Lancet da un team dell'Università tecnica di Monaco di Baviera guidato da Maximilian Huhn. La meta-analisi è stata condotta su 402 studi randomizzati controllati (Rct) nei quali sono stati confrontati 32 antipsicotici orali più o meno recenti fra loro o con placebo.
È emerso che a livello di efficacia i migliori erano clozapina, amisulpride, zotepina, olanzapina e risperidone. Per quanto riguarda gli effetti collaterali, invece, gli antipsicotici di vecchia generazione erano maggiormente associati a disturbi motori extrapiramidali e all'aumento dei livelli di prolattina, mentre quelli più recenti erano legati all'aumento di peso e a un senso di sedazione.
Il trattamento di prima scelta è costituito dai farmaci di nuova generazione, ma in molti paesi vengono ancora privilegiati quelli più vecchi perché meno costosi.
Su un totale di 54.417 studi, i ricercatori hanno incluso 402 Rct di antipsicotici usati per trattare pazienti con sintomi acuti di schizofrenia o
disturbi correlati (n = 53.463 partecipanti; età media 37,40 anni; 56,02% maschi; durata media della malattia 11,9 anni). Gli studi erano in doppio cieco controllati con placebo oppure confronti testa a testa.
Il principale parametro di valutazione era il cambiamento dei sintomi complessivi della schizofrenia, misurati con scale di valutazione validate come la Positive and Negative Syndrome Scale o la Brief Psychiatric Rating Scale. Gli outcome secondari erano l'interruzione del trattamento per tutte le cause o per inefficacia e i tassi di risposta definiti dallo studio. Ulteriori esiti secondari erano il cambiamento dei sintomi positivi, negativi e depressivi, la qualità della vita e il funzionamento sociale. Gli effetti collaterali esaminati sono stati gli Eps (valutati sulla base dell'uso di farmaci anti-Parkinson), l'acatisia, l'aumento di peso, i livelli di prolattina, la sedazione o la sonnolenza, il prolungamento del tratto QT e la presenza di uno o più effetti collaterali anticolinergici.
Tutti i farmaci hanno dimostrato maggiore utilità rispetto al placebo, con punte di efficacia da parte di clozapina, amisulpride, zotepina, olanzapina e risperidone.
Rispetto al placebo, amisulpride, risperidone, olanzapina, paliperidone e aloperidolo sono risultati più efficaci di altri farmaci nel ridurre i sintomi positivi. In particolare, clozapina, amisulpride, olanzapina e - in misura minore - zotepina e risperidone hanno ridotto i sintomi negativi significativamente più di molti altri farmaci.
Sulpiride, clozapina, amisulpride e olanzapina sono risultati associati a una riduzione significativamente maggiore dei sintomi depressivi, aripiprazolo al massimo miglioramento della qualità della vita e tioridazina al miglioramento del funzionamento sociale.
Zotepina, olanzapina e sertindolo sono risultati i più legati a un maggior aumento di peso. I farmaci più implicati nell'aumento dei livelli di prolattina sono risultati olanzapina, asenapina, lurasidone, sertindolo, aloperidolo, amisulpride, risperidone e paliperidone. La quetiapina è stata l'agente meno implicato nel causare il prolungamento dell'intervallo QT, seguita da olanzapina e risperidone. Dei 32 antipsicotici esaminati, tutti erano associati a un certo grado di sedazione, ma 18 erano associati a una sedazione significativamente maggiore rispetto al placebo, con un rischio relativo che variava da 1,33 per paliperidone a 10,20 per zuclopentixolo.
Il rischio di effetti collaterali correlati agli anticolinergici (spesso usati per trattare gli Eps) era più evidente con risperidone e aloperidolo. «Tutti gli
antipsicotici presentano vantaggi e svantaggi individuali, e nessuno è ottimale», osservano gli autori, secondo cui ancora non esiste il farmaco ideale per questo tipo di indicazione.
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