L'utilizzo della cannabis terapeutica non è scevro da rischi per la salute. Sembrano confermarlo i risultati del sistema di fitosorveglianza adottato dall'Istituto superiore di sanità, a cui sono giunte 5 segnalazioni di sospette reazioni avverse associate all'uso medico di cannabis fra il 1 luglio 2023 e il 31 dicembre 2023.
Come evidenziato dall'organismo di vigilanza «l'età mediana dei pazienti era di 51,5 anni e le donne rappresentavano la totalità dei casi». Inoltre «tutte le segnalazioni sono state valutate secondo le modalità previste dal sistema di fitosorveglianza. In 4 segnalazioni il nesso di causalità è risultato probabile, e in una è stato valutato come possibile. Come già segnalato nelle relazioni relative al periodo precedente, il numero di segnalazioni pervenute al sistema di fitosorveglianza si è notevolmente ridotto rispetto agli anni precedenti».
«Escludendo due segnalazioni in cui non è stata riportata alcuna informazione, la durata del trattamento dei galenici magistrali a base di cannabis indicata nelle restanti era piuttosto uniforme oscillando tra i 26 e i 30 giorni. In nessuna delle segnalazioni era riportata l'informazione relativa alla posologia della preparazione galenica magistrale, mentre ad eccezione di un caso, era riportata l'informazione circa il contenuto o il titolo della preparazione».
Per quanto riguarda le modalità di assunzione, secondo l'Iss «la quasi totalità delle segnalazioni (tranne una dove non era riportata alcuna informazione) riportava l'assunzione per via orale (di cui una sublinguale, modalità di somministrazione riportata in vari studi clinici presenti in letteratura). Nel dettaglio, in due segnalazioni veniva espressamente riportata la preparazione in olio, mentre in una non era specificata alcuna informazione. Tutte le segnalazioni indicavano reazioni avverse comparse nel secondo semestre 2023 a eccezione di una insorta il 7 luglio 2021».
Tra i motivi d'uso «è stato riportato “dolore in fibromialgia” o solo “fibromialgia”, e “analgesia nel dolore cronico resistente a Fans”, nelle restanti due segnalazioni non era riportata alcuna informazione. In due segnalazioni le reazioni erano indicate come “non gravi”, in due la condizione veniva indicata come “invalidante” e nell'ultima era riportato invece “ospedalizzazione”, riferita a un accesso al pronto soccorso. La presenza di patologie concomitanti o condizioni predisponenti era indicata in 2 casi (rispettivamente una condizione di cecità e una gastrectomia) mentre in nessun caso erano indicati farmaci assunti in concomitanza. In 4 segnalazioni il nesso di causalità è risultato “probabile”, e in una è stato valutato come “possibile”.
Con riferimento alla provenienza geografica, «le segnalazioni sono pervenute dalla Liguria (2), dalla Toscana (1) e dal Friuli Venezia Giulia (1), in una segnalazione non è stato possibile ottenere alcuna informazione, i segnalatori erano medici (3) e “cittadino o altro non sanitario” (2)». Come già segnalato nelle relazioni relative al periodo precedente, «il numero di segnalazioni di preparazioni galeniche magistrali a base di cannabis, pervenute al sistema di fitosorveglianza, si è notevolmente ridotto rispetto agli anni precedenti. Continua inoltre ad essere evidenziato un calo nella qualità delle informazioni riportate (ad esempio mancanza di informazioni relative a posologie e dosaggi assunti, eventuali farmaci o altri prodotti assunti in concomitanza ecc.), ciò rende più complessa la valutazione del nesso di causalità delle singole segnalazioni».
D'altro canto, la cannabis terapeutica sembra esercitare un effetto davvero positivo sui pazienti cronici. Uno studio pubblicato su Plos One evidenzia i miglioramenti nella qualità generale della vita e nell'affaticamento, oltre che nei livelli di ansia, depressione e dolore.
«Dal 2016 in Australia la cannabis terapeutica è approvata per la prescrizione a pazienti con problemi di salute cronici che non rispondono ad altri trattamenti. Abbiamo cercato di comprendere meglio eventuali cambiamenti negli esiti riportati dai pazienti in seguito al trattamento con cannabis in questa popolazione», spiega Margaret-Ann Tait dell'Università di Sydney, Australia, autrice principale dello studio.
Il campione intervistato era formato da 2.327 soggetti con patologie croniche cui era stata prescritta cannabis medica - THC e CBD in un olio vettore di trigliceridi a catena media - tra novembre 2020 e dicembre 2021.
Ai pazienti sono state chieste informazioni su salute generale, qualità di vita, dolore, sonno, ansia e depressione prima di iniziare il trattamento, dopo 2 settimane e una volta al mese per 3 mesi.
Il 63% dei pazienti intervistati era rappresentato da donne, con un'età media di 51 anni. Le problematiche più segnalate erano dolore cronico (69%), insonnia (23%), ansia (22%), e ansia/depressione (11%); la metà dei pazienti era in trattamento per più di un disturbo.
Dalle testimonianze sono emersi miglioramenti significativi nella qualità della vita correlata alla salute e nei valori di affaticamento, oltre che in quelli relativi al dolore percepito, all'ansia e alla depressione.
La cannabis non sembra però aver avuto effetto sui pazienti afflitti da insonnia. Rispetto al totale del campione, solo 30 pazienti hanno interrotto lo studio a causa di effetti indesiderati.
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