Il primo trapianto di polmone da donatore vivente

Un padre dona al figlio malato una parte dell'organo

Una grande storia di speranza quella che arriva da Bergamo. All'Ospedale Papa Giovanni XXIII è stato realizzato il primo trapianto di polmone da donatore vivente in Italia. A sottoporsi al trapianto è stato un bambino talassemico di 5 anni che si era in precedenza sottoposto a un trapianto di midollo per la sua malattia. Il papà gli ha donato prima il midollo, poi un pezzo di polmone per il secondo trapianto.
Per superare gli effetti della talassemia, il bambino si è sottoposto al primo intervento. Tuttavia, il trasferimento del sistema immunitario paterno ha provocato una reazione chiamata malattia da trapianto contro l'ospite, complicazione che può manifestarsi in quei pazienti che si sottopongono a trapianto allogenico, quando cioè quello che viene trapiantato proviene da un altro organismo.
Le cellule staminali trapiantate aggrediscono gli organi e i tessuti del ricevente che il nuovo sistema immunitario non riesce a riconoscere come propri. Il rigetto causa al bambino un danno grave e irreversibile alla funzionalità polmonare, cosa che rende necessario il trapianto di polmone.
Per ridurre al minimo eventuali reazioni avverse, i medici hanno proposto alla famiglia un trapianto con donazione da vivente. Michele Colledan - direttore del Dipartimento di insufficienza d'organo e trapianti e dell'Unità di Chirurgia generale 3 trapianti addominali - spiega: «L'estrema rarità di questi casi e i limiti tecnici del trapianto da vivente nel caso del polmone non lo rendono un'opzione terapeutica di facile applicazione. Ecco perché, diversamente da quanto succede per altri organi, non viene abitualmente considerata un'opzione alla portata di tutti in grado di contribuire efficacemente all'abbattimento delle liste d'attesa».
Dopo 11 ore di intervento e 40 giorni di convalescenza, il bambino è uscito dall'ospedale e ha potuto cominciare una vita nuova.
«Quando me lo hanno proposto non ci ho pensato due volte: si trattava di salvare la vita a mio figlio — racconta il papà del bambino —. In questi due anni mi era passato di tutto per la mente».
L'uomo ha ora una riduzione del 20% del volume polmonare, che in ogni caso non inficerà la sua qualità di vita.
«Grazie a Dio e ai medici è andato tutto bene — spiega il papà —. Adesso potrà andare all'asilo, giocare con gli altri bambini. Non sta fermo un attimo, mangia poco e gioca tanto. Non c'è cosa più bella da vedere, è meraviglioso».
«Abbiamo fatto una cosa eccezionale — dice il direttore dei Percorsi pediatrici Lorenzo D'Antiga —. E c'è un padre che ha salvato la vita al figlio due volte».

28/02/2023 12:20:00 Andrea Sperelli


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