Un nesso fra Covid e diabete giovanile

Diversi studi suggeriscono una correlazione

La pandemia di Covid-19 ha agito da detonatore per i casi di diabete giovanile.
A confermarlo è uno studio pubblicato su Jama Network Open e condotto da Pauline Terebuh, del Center for Artificial Intelligence in Drug Discovery, Case Western Reserve University.
“Comprendere il legame tra questo virus e l'incidenza del T2D nei bambini aggiungerà un'importante componente alla valutazione dei rischi e dei benefici nella prevenzione dell'infezione da Sars-Cov2 nei bambini†scrivono gli esperti.
Studi precedenti avevano già dimostrato un rischio maggiore di sviluppare il diabete di tipo 2 negli adulti. Nel dettaglio una meta-analisi che ha considerato i dati da dicembre 2019 a ottobre 2022 ha riscontrato un rischio complessivo del 66% più alto di diabete di nuovo esordio dopo l'infezione da Sars-Cov2. Una seconda meta-analisi ha rilevato che 12 dei 14 studi hanno mostrato un aumento significativo del rischio, compreso tra l'11% e il 276%, di diabete di nuovo esordio dopo l'infezione da Sars-Cov2. Diversi studi indicano che questo rischio è maggiore nei pazienti di sesso maschile e in quelli con un'infezione da Sars-Cov2 più grave.
I Centers for disease control and prevention (Cdc) statunitensi avevano anche riportato un aumento dell'incidenza di diabete dopo il Covid-19 tra i pazienti di età inferiore ai 18 anni, basandosi su dati di richieste sanitarie, ma senza distinguere tra diabete di tipo 1 e 2. Studi successivi - incluso uno studio di grandi dimensioni che ha utilizzato cartelle cliniche elettroniche - hanno trovato un'associazione tra infezione da Sars-Cov2 e rischio di diabete di tipo 1 di nuovo esordio nei bambini. Un altro rapporto ha documentato aumenti di altri disturbi nei bambini dopo il COVID-19, in particolare complicazioni autoimmuni, come le condizioni post-Covid19, la sindrome infiammatoria multisistemica o la miocardite.
Lo studio retrospettivo di coorte ha coinvolto 613.602 bambini e ragazzi tra i 10 e i 19 anni, di cui 306.801 con Covid-19 e 306 801 con altre infezioni delle vie respiratorie registrate nei primi 3 anni di pandemia, ma mai colpiti dal Covid-19. Ne è emerso che il rischio di diagnosi di diabete di tipo 2 nei bambini a 1, 3 e 6 mesi dopo l'infezione da Covid-19 era rispettivamente del 55%, 48% e 58% superiore rispetto a chi aveva avuto altre infezioni respiratorie non legate al Covid-19.
Il rischio di sviluppare la malattia nel post-Covid è ancora maggiore per alcuni sottogruppi di pazienti: per i bambini e ragazzi sovrappeso o obesi il rischio a 1 mese dal Covid è più che raddoppiato (+107%) rispetto ai coetanei con altre infezioni respiratorie; a 3 mesi 2 il rischio è doppio; a 6 mesi il rischio è più che doppio. Un'altra sottopopolazione a rischio è quella ospedalizzata per covid: a 1 mese il rischio è più che triplicato; a 3 mesi il rischio è quasi triplo; a 6 mesi il rischio è più che raddoppiato.
Sebbene servano altri studi per verificare se il diabete di tipo 2 negli anni a seguire rientra o meno e sia difficile stabilire le cause, i ricercatori pensano che lo stress metabolico indotto dal Covid potrebbe spiegare almeno in parte questi dati. “Il nostro studio osservazionale retrospettivo - scrivono - non può identificare una causa, ma diversi possibili meccanismi del T2D potrebbero essere influenzati dal Sars-Cov2. Lo stress metabolico aggiuntivo imposto dal Covid-19 potrebbe aver scatenato una malattia franca in un bambino già suscettibileâ€.
“Inoltre - concludono - di recente l'attenzione si è concentrata su una possibile componente autoimmune del T2D, ed è stato riportato che i bambini geneticamente suscettibili sviluppano un aumento degli anticorpi anti-cellule beta dopo il Covid-19. Il Sars-Cov2 potrebbe avere la capacità di infettare selettivamente le cellule beta pancreatiche umane e, se questo innesca l'apoptosi, la capacità del pancreas di secernere insulina potrebbe essere compromessaâ€.
A confermare il nesso è anche uno studio pubblicato sul Journal of Pediatrics a firma di scienziati della Johns Hopkins University di Baltimora.
La natura del nesso non riguarda il virus in sé, ma il radicale cambiamento dello stile di vita imposto dalla pandemia, che ha determinato la chiusura seppur temporanea delle scuole, l'aumento della sedentarietà, il maggior consumo di cibo spazzatura e la riduzione delle attività sportive.
I casi di diabete giovanile durante il primo anno di pandemia sono saliti in maniera decisa, con un aumento percentuale del 77% e quasi un raddoppio dei casi totali.
Durante il primo anno di pandemia il 55% dei nuovi casi ha riguardato maschi, esattamente il contrario di quanto si vedeva prima del Covid. "Questo è stato uno degli aspetti più insoliti dello studio" ha dichiarato l'endocrinologa pediatrica Risa Wolf, della Johns Hopkins University School of Medicine, prima autrice del lavoro. "Tipicamente vediamo più bambine che bambini con una nuova diagnosi di diabete, non capiamo il perché di questa inversione di tendenza".
Anche uno studio dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc) che ha preso in esame i dati relativi a migliaia di under 18 conferma la tendenza in atto.
In un gruppo di oltre 80.000 bambini e adolescenti colpiti da Covid-19 le diagnosi di diabete risultano 2,6 volte più alte a partire da marzo del 2020. In un secondo e più ampio campione di quasi 440.000 soggetti l'aumento è di circa il 30%.
L'incidenza di diabete nei guariti da Sars-CoV-2 è più o meno doppia rispetto a quella di chi aveva sofferto di altre infezioni respiratorie.
"La ricerca è interessante - sottolinea Sonia Toni, responsabile della Diabetologia ed Endocrinologia Pediatrica dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Meyer a Firenze - e richiama l'attenzione su un argomento da approfondire nei prossimi tempi anche in Italia e in altri paesi. A partire circa da luglio 2020 anche al Meyer abbiamo in generale registrato una importante crescita dei casi di diabete 1 e 2, ma soprattutto di diabete 1, nei bambiniâ€, chiarisce Toni. “Stando ai dati l'aumento a oggi non è più alto fra chi ha o ha avuto Covid-19, che peraltro fino all'autunno scorso è emerso in pochi bambini".
"Statisticamente ci attendiamo ogni anno un aumento dei casi in media del 3% - spiega l'esperta - mentre circa nell'ultimo anno presso la nostra struttura è salito circa al 15-18%. Nell'ultimo periodo, poi, su 4 nuovi casi di diabete in 3 pazienti c'era anche una positività a Covid-19; tuttavia questi numeri ancora molto sporadici non consentono per ora di estrapolare alcuna connessione".
Gli scienziati americani hanno cercato di fornire le prime ipotesi sui motivi alla base del fenomeno. Il virus potrebbe aggredire fra le altre anche le cellule pancreatiche causando iperglicemia e alterando il metabolismo del glucosio. Oppure potrebbe velocizzare il processo già in atto che conduce a una condizione di prediabete.
"Varie infezioni, e non solo quella da Sars-Cov-2, possono essere associate a un'iperglicemia", commenta Toni, "e possono in qualche modo favorire la comparsa del diabete in soggetti predisposti. Questo può valere anche per il nuovo coronavirus e dovremo monitorare la situazione".
Ma fra i vari fattori va sicuramente considerata anche la scarsa attenzione all'alimentazione e all'attività fisica che si è rivelata soprattutto durante i periodi di lockdown.
"Queste cattive abitudini possono avere un ruolo anche rispetto all'insorgenza del diabete 1, in certi bambini", racconta la diabetologa pediatrica. "Inoltre la ritrovata socializzazione dopo la lunga chiusura del 2020 potrebbe aver favorito una maggiore diffusione e frequenza di alcune infezioni (non Covid) che hanno colpito i più piccoli e che, come spiegato, possono giocare una parte anche nel diabete".


Fonte: AboutPharma

17/10/2024 10:10:00 Andrea Sperelli


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