Nuovo biomarcatore per l'Alzheimer

La proteina GFAP può indicare uno stadio precoce della malattia

Uno studio del Karolinska Institutet di Stoccolma ha mostrato l'efficacia della proteina GFAP come biomarcatore della malattia di Alzheimer. La presenza della malattia indica uno stadio iniziale della malattia neurodegenerativa e potrebbe portare a una diagnosi precoce.
"I nostri risultati suggeriscono che GFAP, un presunto biomarcatore per le cellule immunitarie attivate nel cervello, riflette i cambiamenti nel cervello dovuti all'Alzheimer che si verificano prima dell'accumulo della proteina tau e del danno neuronale misurabile", afferma la prima autrice dello studio Charlotte Johansson, dottoranda presso il Department of Neurobiology, Care Sciences and Society dell'ateneo svedese. "In futuro potrebbe essere utilizzato come biomarcatore non invasivo per l'attivazione precoce di cellule immunitarie come gli astrociti nel sistema nervoso centrale, che possono essere preziose per lo sviluppo di nuovi farmaci e per la diagnostica delle malattie cognitive".
I ricercatori del Karolinska Institutet e i loro colleghi del Landspitali University Hospital di Reykjavík, dell'Università di Goteborg e dello University College di Londra hanno analizzato i biomarcatori nel sangue in una forma ereditaria di malattia di Alzheimer che rappresenta meno dell'1 per cento di tutti i casi. I soggetti con un genitore con malattia di Alzheimer causata da una mutazione hanno un rischio del 50% di sviluppare la malattia da soli.
Sono stati analizzati 164 campioni di sangue da 33 portatori di mutazione e 42 parenti senza predisposizione ereditaria. I dati raccolti fanno riferimento al periodo 1994-2018 e i risultati mostrano cambiamenti evidenti nelle concentrazioni di proteine del sangue dei soggetti portatori di mutazione.
"Il primo cambiamento che abbiamo osservato è stato un aumento della GFAP (proteina acida fibrillare gliale) circa 10 anni prima dei primi sintomi della malattia", afferma l'ultima autrice dello studio Caroline Graff del Karolinska Institutet. "Questo è stato seguito da un aumento delle concentrazioni di P-tau181 e, successivamente, di NfL (proteina leggera del neurofilamento), che già sappiamo essere
direttamente associata all'entità del danno neuronale nel cervello di chi soffre di Alzheimer. Questa scoperta sulla GFAP migliora le possibilità di una diagnosi precoce".

11/01/2023 17:00:00 Andrea Sperelli


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