L'olio di palma aumenta l'aggressività del cancro

Il nutriente potrebbe favorire l'insorgenza di metastasi

L'olio di palma è stato oggetto di una corposa campagna negativa in relazione ai suoi presunti effetti sulla salute dell'uomo, tanto che molte aziende alimentari hanno deciso di sostituirlo con altri ingredienti nell'elaborazione dei loro prodotti.
Ora uno studio pubblicato su Nature sembra dar ragione a quanti sostenevano la pericolosità dell'olio di palma e in particolare dell'acido palmitico in esso contenuto.
Secondo gli scienziati dell'Istituto di ricerca in Biomedicina di Barcellona, il grasso saturo potrebbe favorire l'aggressività dei tumori e l'insorgenza di metastasi.
I casi di studio erano pazienti affetti da melanoma e tumori del cavo orale. I ricercatori hanno prelevato le cellule dai pazienti, mantenendole con diete ricche di diversi acidi grassi. Nello specifico, hanno messo a confronto l'effetto dell'acido palmitico - contenuto oltre che nell'olio di palma anche in calamari, acciughe, lardo e formaggi stagionati - con quello dell'acido oleico - presente soprattutto nell'olio extravergine di oliva - e dell'acido linoleico, molto presente nei semi. È stata poi osservata la capacità delle cellule tumorali di crescere in maniera diversa.
"Gli scienziati hanno notato che l'acido palmitico, attivando l'espressione di alcuni geni, può cambiare la carta d'identità di un tumore già nelle fasi iniziali, rendendolo più aggressivo, non solo in termini di crescita, ma anche di metastatizzazione, cioè di invadere altri organi", spiega Antonio Moschetta, ordinario di Medicina interna all'Università di Bari e ricercatore della Fondazione Airc.
"Inoltre, hanno visto che, pur smettendo di esporre le cellule tumorali all'acido palmitico, queste non riducevano la loro aggressività, ma ne conservavano la memoria. In altre parole, le cellule ormai avevano imparato a secernere sostanze che creavano un ambiente adatto alla metastatizzazione e così continuavano a fare".
Non sono stati registrati effetti simili con gli altri due acidi. "Due anni fa con Airc - ricorda il ricercatore - abbiamo dimostrato che il consumo quotidiano dell'acido oleico contenuto nell'olio extravergine di oliva è in grado di proteggere dai tumori, nel nostro caso del colon, sia nella fase iniziale che pro-infiammatoria della malattia. La ricerca di Nature è interessante perché aiuta a capire qual è, tra gli acidi grassi, la benzina che il cancro utilizza per crescere. E studiare il metabolismo tumorale, cioè come si alimenta un tumore, è basilare per comprendere perché, a parità di malattia e terapia, una neoplasia cresce a velocità diversa in un paziente piuttosto che in un altro", ha concluso Moschetta.
Da sottolineare comunque il fatto che la sperimentazione adottata dai ricercatori prevedeva una dieta estremamente ricca di alimenti con olio di palma che nella realtà nessuno segue. I risultati sono comunque interessanti perché riaffermano la superiorità di certi alimenti, primo fra tutti l'olio extravergine d'oliva.
Altri elementi presenti nell'olio di palma, invece, sembrano al contrario svolgere un ruolo protettivo nei confronti del cancro. Uno studio coordinato da Patrizia Limonta dell'Università Statale di Milano, svolto in collaborazione con l'ateneo dell'Aquila, ha indagato infatti il ruolo antitumorale del delta-tocotrienolo, composto della vitamina E che si trova nell'olio di palma e nei semi di Annatto (Bixa Orellana), la cui polvere è utilizzata nell'America centrale e meridionale come colorante dei cibi.
La vitamina E ha una duplice natura in quanto è costituita da due classi di sostanze antiossidanti: i tocoferoli e i tocotrienoli, che differiscono strutturalmente dai tocoferoli per la presenza di tre doppi legami nella loro struttura chimica. I tocotrienoli (TT) presentano quattro isomeri (a, beta, delta, e) e nel laboratorio della Prof.ssa Limonta è stato dimostrato che il delta-tocotrienolo, in particolare, è dotato di una significativa attività antitumorale su cellule di melanoma umano.
Gli studi sono stati condotti sia in vitro che in vivo. In vitro, si è verificato che il delta-tocotrienolo spinge le cellule di melanoma verso la morte cellulare programmata (apoptosi) attraverso un meccanismo intracellulare noto come stress del reticolo endoplasmatico. In vivo, presso il laboratorio dell'Aquila, si è osservato in un modello preclinico come il composto delta-tocotrienolo rallenti in modo significativo la crescita del tumore e la progressione della malattia. Inoltre è interessante notare come questo composto non alteri la proliferazione di melanociti umani (non tumorali) e non induca effetti tossici nel modello preclinico, in accordo con dati recentemente riportati in letteratura che dimostrano l'assenza di tossicità del delta-tocotrienolo nell'uomo.
Dal momento che i tocotrienoli sembrano anche ridurre lo sviluppo di malattie cardiovascolari e neurodegenerative (ad esempio la malattia di Alzheimer), questi dati dimostrano che l'olio di palma contiene sostanze protettive per la salute umana. I TT estratti dall'olio di palma contengono il 50% di delta-tocotrienolo e g-TT mentre i TT estratti dai semi di Annatto contengono ben il 99% di delta-tocotrienolo e solo l'1% di g-TT.
Studi futuri, sia in vitro che preclinici, saranno volti a valutare se il delta-tocotrienolo sia in grado di potenziare l'azione dei trattamenti standard attualmente impiegati per il melanoma o di rallentare lo sviluppo della resistenza a queste terapie. «Scopo ultimo di questi studi è quello di fornire le basi sperimentali per poter migliorare le strategie terapeutiche per questo tipo di tumore», commenta Patrizia Limonta.

17/11/2021 17:10:00 Andrea Piccoli


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