Uno studio pubblicato sul British Medical Journal mostra l'effetto di alcuni farmaci progestinici sulle probabilità di insorgenza del meningioma, tumori intracranici benigni in circa il 90-95% dei casi.
Questi tumori nascono nell'involucro del sistema nervoso centrale, le meningi, e si localizzano sia a livello degli emisferi cerebrali che alla base del cranio.
In oltre il 60% dei casi i meningiomi posseggono recettori per estrogeni e progesterone. Nel 2018 uno studio stabilì il rapporto dose-dipendente fra incidenza e crescita dei meningiomi e trattamento ormonale con alcuni progestinici, tanto che nel 2020 l'Agenzia italiana del farmaco pubblicò una nota sui rischi dell'assunzione del ciproterone acetato.
Lo studio attuale ha analizzato un ampio campione di donne trattate chirurgicamente per meningioma negli ultimi 20 anni. Sono stati presi in considerazione i più diffusi progestinici in commercio per uso contraccettivo, sostitutivo post-menopausa e terapeutico, in particolare per endometriosi e infertilità . È stato possibile individuare tre nuove molecole associate a un incremento del rischio di sviluppo di meningiomi: medrogestone, medroxiprogesterone e promegestone.
Dallo studio è emersa però anche la sicurezza di altre molecole come il progesterone e il didrogesterone, e di sistemi ormonali intrauterini largamente utilizzati. Le conclusioni dello studio sembrano pertanto rassicuranti, dal momento che le molecole derivate dal progesterone di più ampio utilizzo appaiono sicure.
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