Sarebbe meglio evitare il contagio da Sars-CoV-2 anche in rapporto alla fertilità , soprattutto per gli uomini. Uno studio presentato al congresso della Società Europea di Riproduzione umana ed embriologia di Copenhagen dimostra che l'infezione da Covid-19 provoca una riduzione nel numero e nella mobilità degli spermatozoi, comprimendo di conseguenza le possibilità del soggetto di essere fertile.
Rocio Núñez-Calonge, consulente scientifico dell'Ur International Group at the Scientific Reproduction Unit di Madrid, ha analizzato la natura dei danni prodotti da Covid-19 sulla fertilità , in realtà già emersi in passato: "Poiché servono circa 78 giorni per produrre nuovo sperma - spiega l'esperto - ci è sembrato opportuno valutarne la qualità almeno 3 mesi dopo la guarigione. La nostra ipotesi era che sarebbe migliorata una volta rinnovato il parco spermatozoi, ma così non è stato", sottolinea Núñez-Calonge. “Non sappiamo quanto tempo potrebbe essere necessario per ripristinare la qualità spermatica pre-infezione, e non possono essere esclusi danni permanenti anche negli uomini che hanno avuto solo un'infezione lieve".
Per lo studio sono stati arruolati 45 uomini con età media di 31 anni e tutti con una diagnosi di Covid lieve. I centri coinvolti disponevano di campioni di sperma prelevati prima del contagio. È stato quindi prelevato un nuovo campione fra 17 e 516 giorni dopo l'infezione, con un tempo mediano fra il prelievo pre-Covid e quello post pari a 238 giorni.
I ricercatori hanno esaminato tutti i campioni prelevati fino a 100 giorni dopo Covid-19, e un sottogruppo è stato analizzato anche oltre 100 giorni dopo. È risultata una differenza statisticamente significativa nel volume di sperma (-20%, da 2,5 a 2 millilitri), nella concentrazione di spermatozoi (-26,5%, da 68 a 50 milioni per ml), nella conta di spermatozoi (-37,5%, da 160 a 100 milioni/ml), nella motilità totale (-9,1%, dal 49% al 45%) e nella quota di spermatozoi vivi (-5%, dall'80% al 76%). Dopo Covid, rispetto a prima, metà pazienti avevano una conta spermatica totale del 57% inferiore. E anche a distanza di 100 giorni dall'infezione, la concentrazione e la mobilità degli spermatozoi non erano migliorate.
“La compromissione dei parametri indice di qualità dello sperma potrebbe non essere dovuta a un effetto diretto del virus Sars-CoV-2. È probabile che ulteriori fattori, attualmente sconosciuti, contribuiscono alla diminuzione di questi parametri a lungo termine", spiega il ricercatore spagnolo. “Inoltre in questo studio non abbiamo misurato i livelli ormonali, e in effetti intense variazioni nel testosterone, attore chiave nella salute riproduttiva maschile, sono stati precedentemente segnalati in pazienti maschi con infezione Covid. Riteniamo comunque che i medici dovrebbero essere consapevoli dei possibili effetti dannosi del virus sulla fertilità maschile. È particolarmente interessante il fatto che questo calo della qualità spermatica si verifichi in pazienti con infezione lieve, il che significa che Sars-CoV-2 potrebbe influenzare la fertilità maschile senza che gli uomini mostrino alcun sintomo clinico della malattia".
A confermare gli effetti negativi del virus sulla fertilità maschile è anche il progetto di ricerca EcoFoodFertility presentato al congresso della Società Italiana di Andrologia.
L'infezione che porta a Covid-19 causa una riduzione del numero degli spermatozoi e un peggioramento delle loro caratteristiche che può protrarsi per settimane o mesi dopo la guarigione.
"Il progetto partito dalla terra dei fuochi, oggi esteso in diverse aree non solo italiane, ha più linee di ricerca che coinvolgono anche gli effetti del vaccino e del Covid-19 sulla fertilità maschile", spiega Luigi Montano, coordinatore del progetto e presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana.
Lo studio ha analizzato due gruppi di uomini, il primo dei quali composto da 75 adulti con meno di 35 anni seguiti per problemi di infertilità .
"In chi ha avuto sintomi leggeri dell'infezione la conta degli spermatozoi è rimasta sostanzialmente invariata, ma sono diminuite la mobilità e soprattutto la vitalità degli spermatozoi", illustra Maria Cira Gentile, autrice dello studio.
Chi ha avuto una forma grave della malattia ha mostrato anche conseguenze più serie: “In questo caso mobilità e vitalità degli spermatozoi diminuiscono del 20% con un danno dell'80% del DNA spermatico, a cui si aggiunge anche una riduzione del 41% del numero degli spermatozoi", aggiunge il presidente Sia Alessandro Palmieri.
I test eseguiti dopo la vaccinazione non hanno invece fatto registrare numeri preoccupanti. Il gruppo analizzato era formato da 114 volontari fra i 22 e i 31 anni 10-15 giorni prima della terza dose e 32-39 giorni dopo senza riscontrare differenze.
"Il vaccino si è rivelato sicuro", dice ancora Palmieri. "Nel 96,5% dei casi si è anzi osservato un lieve aumento della concentrazione degli spermatozoi e della loro motilità mentre solo il 3,5% ha presentato un peggioramento nei parametri seminali, che tuttavia sono tornati pienamente nella norma dopo 75-80 giorni dalla vaccinazione in quasi tutti i campioni analizzati", conclude lo specialista.
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