Un gruppo di ricercatori dell'Università della California di San Francisco ha scoperto un ormone in grado di mantenere le ossa forti e in salute. Si chiama CCN3 - Maternal Brain Hormone - e a descriverne i dettagli è un lavoro pubblicato su Nature coordinato da Holly Ingraham.
I ricercatori si sono serviti di un modello murino per capire le ragioni per cui le ossa delle donne che allattano restano forti e resistenti malgrado la fisiologica perdita di calcio dovuta all'allattamento.
“Nella ricerca biomedica - osserva Ingraham - spesso non si prendono in considerazione entrambi i generi sessuali quando si analizzano i modelli murini. Se non avessimo studiato gli esemplari femminili non avremmo mai raggiunto queste conclusioni. Il nostro lavoro evidenzia pertanto l'importanza di osservare modelli animali maschi e femmine per ottenere una comprensione completa della biologia”.
Intanto, nasce nel dipartimento di ingegneria e architettura dell'Università di Trieste un progetto per identificare le persone a rischio frattura a causa della fragilità ossea (osteoporosi) e su cui si fonda il BES TEST, Bone Elastic Structure Test: un nuovo test basato sui raggi X, veloce e accurato.
Si tratta di un esame diagnostico con un approccio assolutamente innovativo ed unico al mondo che misura la qualità della struttura interna dell'osso, un metodo completamente diverso da quello della densitometria (MOC) che invece consiste in una valutazione radiografica di quanto calcio contenga lo scheletro.
Il BES TEST si basa su un software analogo a quelli che gli ingegneri utilizzano per testare la resistenza di parti in acciaio e, nello specifico, sulla simulazione dell'applicazione di forze su quella che può essere considerata una biopsia virtuale dell'architettura ossea del paziente, ottenuta da immagini radiografiche. Il sistema analizza la radiografia che viene eseguita alla mano tramite un comodo dispositivo portatile e determina così lo stato dell'architettura dell'osso. L'osteoporosi infatti causa non solo una riduzione della densità, ma anche un'alterazione delle “intelaiature” interne che reggono i carichi a cui le sottoponiamo: è il danno a queste strutture che spiega molte fratture.
“In un materiale così articolato - ha spiegato Francesca Cosmi, professoressa di Ingegneria presso l'Università degli Studi di Trieste e ideatrice del progetto - il calo della massa ossea non basta da solo a spiegare tutte le fratture osteoporotiche. Da questa premessa è nato in me il desiderio di approfondire il problema della valutazione del rischio, studiando come la complessa struttura trabecolare influenzi la distribuzione delle forze all'interno dell'osso, in modo da migliorare la conoscenza della situazione specifica del paziente".
Dal 2015 a oggi oltre 7000 pazienti si sono sottoposti al BES TEST: è una metodologia utilizzabile da qualunque medico e impiega una dose bassissima di raggi X, con costi e rischi inferiori. Questo esame si può considerare complementare agli strumenti in uso per la diagnosi dell'osteoporosi, poiché identifica anche le persone con precedenti fratture atraumatiche - questo rischio di frattura interessa il 50% della popolazione - che con l'esame di routine (MOC) non vengono valutate a rischio. Inoltre è un test utile anche per il monitoraggio di una strategia terapeutica, in quanto permette al medico di studiare eventuali modifiche in corso d'opera ed in tempi brevi, anche pochi mesi.
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