Sembra un nome degno da film horror di serie B, ma negli Stati Uniti e in Canada le autorità sanitarie hanno definito malattia del cervo zombie una condizione che sta colpendo centinaia di esemplari. È una malattia neurologica alla cui base ci sono i prioni, proteine tossiche già note per il loro coinvolgimento nell'insorgenza del morbo della mucca pazza, che negli anni '90 minacciò soprattutto gli allevamenti inglesi.
La nuova malattia è sotto indagine da parte dei Centers for Disease Control and Prevention negli Stati Uniti. "Non c'è stata trasmissione da un cervo o da un alce all'uomo", dice Jennifer Mullinax, professore associato di ecologia e gestione della fauna all'Università del Maryland, come riferisce la Bbc. "In ogni caso, vista la natura dei prioni, i Cdc e altre agenzie hanno sostenuto tutti gli sforzi necessari per tenere i prioni fuori dalla catena alimentare", evidenzia l'esperta.
Danneggiando le cellule cerebrali, le proteine anomale causano disfunzioni in vari organi dell'esemplare contagiato. L'animale colpito accusa una rapida perdita di peso, sete incontrollata e conseguente necessità di urinare con frequenza, mancanza di equilibrio e di coordinazione, difficoltà nella deglutizione, produzione di bava. Sintomi particolari che hanno appunto evocato l'immagine degli zombie. La comparsa dei sintomi, peraltro, può avvenire anche a distanza di mesi o anni dall'infezione, il che complica la diagnosi e anche eventualmente il tentativo di frenare il contagio.
Per fortuna, al momento viene escluso il contagio dall'animale all'uomo, ma non può essere considerato un dato acquisito per sempre, in quanto le condizioni potrebbero cambiare in futuro. Alcuni test sui macachi sembrano rassicuranti. I risultati indicano che il sistema immunitario dei macachi, una specie molto più vicina a quella umana, riesce a respingere l'eventuale attacco della malattia.
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