Le statine «leggere» sono più utili agli anziani

I farmaci a intensità bassa-moderata mostrano più efficacia in questi soggetti

Le statine con intensità da bassa a moderata sono associate a una maggiore riduzione dei livelli di colesterolo lipoproteico nelle persone anziane. Lo dice uno studio pubblicato su Annals of Internal Medicine da un team dello Statens Serum Institut e del Danish Cancer Society Research Center di Copenhagen guidato da Giulia Corn, che spiega: «Esiste una grande variabilità tra i pazienti nella risposta del colesterolo LDL al trattamento con statine, anche in base all'età. La percentuale di pazienti anziani sta aumentando nella società, ma le persone con età superiore a 75 anni in particolare sono sostanzialmente sottorappresentate negli studi randomizzati controllati».
Gli scienziati hanno esaminato 83.958 pazienti danesi che avevano iniziato una terapia con simvastatina o atorvastatina, e per i quali erano disponibili misurazioni di colesterolo LDL prima e durante l'uso dei medicinali.
Nel corso del periodo di studio, i due farmaci coprivano oltre il 99% delle prescrizioni iniziali di medicinali per il colesterolo nel paese.
È stata valutata la risposta alle statine, definita come riduzione percentuale del livello di colesterolo LDL pre-farmaco, e le differenze di riduzione percentuale (PRD) in base all'età e alla dose di simvastatina o atorvastatina utilizzando un modello longitudinale per colesterolo LDL.
Dei soggetti che formavano il campione, 10.388 (12%) avevano un'età pari o superiore a 75 anni. Con le statine di intensità da bassa a moderata, i soggetti di età pari o superiore a 75 anni hanno avuto riduzioni percentuali medie di colesterolo LDL più elevate rispetto ai soggetti di età inferiore ai 50 anni, ovvero 39% rispetto a 33,8% per simvastatina 20 mg e 44,2% rispetto a 40,2% per atorvastatina 20 mg. Il PRD aggiustato per chi iniziava la terapia e aveva 75 anni rispetto a chi la iniziava e aveva 50 anni era di 2,62 punti percentuali.
Questa associazione era consistente per la prevenzione primaria (2,54 punti percentuali) e la prevenzione secondaria (2,32 punti percentuali), ma era inferiore per i soggetti che hanno iniziato un trattamento con statine ad alta intensità.
Ci sono limiti nello studio sottolineati dagli stessi autori: una percentuale moderatamente elevata di dati mancanti nel confronto osservazionale pre-post, la mancanza di informazioni sull'indice di massa corporea e il fatto che la popolazione dello studio era prevalentemente bianca.
Fra i punti di forza del lavoro, invece, c'è il fatto che lo studio tiene conto di una popolazione che copre un intero paese e l'uso di dati ricavati dalla pratica clinica e non da studi clinici, di solito limitati ai pazienti più giovani.

Fonte: Annals of Internal Medicine 2023. Doi: 10.7326/M22-2643
Annals of Internal Medicine

14/09/2023 11:01:00 Andrea Sperelli


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