Non serve, anzi non è consigliato, aspettare la caduta dei denti da latte e la crescita di quelli permanenti per portare i bambini dal dentista.
La pandemia ha avuto tanti effetti sull'economia, per la maggior parte negativi. In alcuni casi, però, ci sono stati benefici. Eliminate le spese per i viaggi e altre forme di svago per molti mesi, i genitori hanno avuto a disposizione soldi a sufficienza da investire sulla salute dentale dei propri figli.
“Il momento per la prima visita - spiega Giorgio Iodice, presidente dell'Associazione Specialisti Italiani in Ortodonzia (Asio) - è fra i quattro e i sette anni, quando inizia la prima fase di permuta dei denti da latte, c'è l'eruzione dei primi denti permanenti e si possono intercettare alcuni problemi di sviluppo osseo. Dopo la prima visita spesso non si deve fare alcun trattamento ortodontico, ma solo programmare controlli ogni sei o dodici mesi per il monitoraggio; in alcuni casi invece si deve intervenire, per esempio per correggere difetti di crescita delle ossa mascellari o una carenza di spazio per i denti permanenti».
Rimandare la prima visita è l'errore più comune che i genitori compiono, convinti del fatto che si debba aspettare la dentizione permanente per valutare la struttura di denti e bocca.
«Al primo controllo si valutano anomalie nella quantità , la posizione, il colore, la forma o la dimensione dei denti, le abitudini viziate come succhiarsi il dito o la presenza di alterazioni del morso, le eventuali carie o perdite di denti che potrebbero creare premesse per difetti di occlusione successivi e così via», spiega Letizia Perrillo, presidente della Società Italiana di Ortodonzia (Sido) e direttore della Scuola di ortognatodonzia dell'università della Campania Luigi Vanvitelli di Napoli.
«Su malocclusioni come il morso crociato è bene intervenire già a quattro anni, perché possono portare ad asimmetrie nella crescita ossea e quindi del viso; altre, come l'affollamento eccessivo dei denti oppure gli incisivi anteriori troppo sporgenti che potrebbero rompersi in caso di trauma, si possono correggere intorno ai sei-otto anni. Questa prima fase serve a intercettare i problemi e valutare se sia opportuno un intervento precoce: in alcuni casi lo è, perché se il bambino collabora una terapia tempestiva aiuta a risolvere i problemi prima che comportino danni ulteriori e diventino perciò più complessi da trattare in seguito».
Una seconda fase di controllo avviene fra i 12 e i 14 anni, quando ormai la dentizione permanente è completa. A questo punto si può pensare al giusto allineamento dei denti se in precedenza sono stati esclusi o curati altri difetti.
«La terapia in due fasi, quando serve, è complessivamente più lunga ma rende tutto più facile e spesso meno costoso: in alcuni ragazzini che arrivano dal dentista solo in adolescenza può essere per esempio necessario associare all'apparecchio un'estrazione dentale che invece si sarebbe potuta evitare, agendo in una fase precedente della crescita».
Le informazioni di medicina e salute non sostituiscono
l'intervento del medico curante
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