Uno dei batteri responsabili dell'insorgenza di polmonite sfrutta una proteina per accedere alle cellule dell'organismo umano, procedendo a una sua modificazione. A scoprirlo è uno studio della Emory University pubblicato sulla rivista mBio.
I ricercatori hanno analizzato lo Pseudomonas Aeruginosa, un batterio che spesso causa la polmonite in fase di degenza ospedaliera, grazie alla spettrometria di massa e all'utilizzo di proteine modificate geneticamente. Hanno scoperto che il batterio utilizza a suo vantaggio la proteina umana Ef-Tu, il cui ruolo è importante nella produzione di altre proteine, inserendo in essa tre molecole e rendendola così simile a un'altra proteina in grado di superare la barriera cellulare: “ora che conosciamo il meccanismo potremmo trovare delle strategie per inibirlo", spiegano i ricercatori.
La polmonite, tuttavia, non preoccupa soltanto per l'infezione batterica che colpisce i polmoni, ma può produrre complicanze anche a livello cardiaco. A dirlo è una ricerca condotta da un team di scienziati canadesi e statunitensi coordinati dal prof. Vicente Corrales-Medina dell'Università di Ottawa. Le complicazioni cardiache colpiscono infatti il 25 per cento degli ammalati di polmonite, aumentando del 60 per cento la mortalità a breve termine.
“La prognosi dei pazienti con polmonite può essere migliorata prevenendo lo sviluppo e l'evoluzione delle complicazioni cardiache associate all'infezione polmonare”, spiega Corrales-Medina nell'articolo pubblicato su Lancet. Lo studio è una revisione delle conoscenze acquisite sull'associazione tra polmonite e problemi cardiaci, con attenzione anche alla risposta cardiovascolare all'infezione e agli effetti dei farmaci per il cuore e anti-infettivi.
“La polmonite è di solito considerata un processo acuto confinato ai polmoni, tranne quando la malattia è complicata da sepsi grave. Tuttavia le complicanze cardiache hanno un effetto importante sul decorso clinico dei pazienti con infezione polmonare”, precisa l'internista canadese.
Nei pazienti che non rispondono al trattamento, in un terzo dei casi si è di fronte a una qualche complicanza di natura cardiaca: “i criteri per una diagnosi di infarto sono presenti in circa la metà dei ricoverati con polmonite che richiedono un trattamento in terapia intensiva entro 24 ore dal ricovero. Ma le complicanze cardiache sono anche causa di morte nel 27% dei decessi che si verificano nei pazienti con polmonite”.
Dall'analisi emerge anche il fatto che la morte entro 30 giorni dalla diagnosi di polmonite è 5 volte più frequente in quei pazienti che soffrono di complicazioni cardiache rispetto alla media. “Alla luce dei nostri dati è quindi molto importante un'azione preventiva. In particolare, dovrebbero essere ottimizzati i tassi di vaccinazione antinfluenzale e antipneumococcica, specie nei pazienti anziani e negli individui con disturbi cardiaci cronici”, conclude il prof. Corrales-Medina.
Le complicazioni cardiache emergono nella maggior parte dei casi entro 24 ore dalla comparsa della patologia primaria. Di conseguenza, appare necessaria un'analisi approfondita sull'eventuale presenza di cardiopatie nel quadro di una valutazione iniziale dei pazienti colpiti da polmonite.
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