Dormire con regolarità è un fattore fondamentale per vari motivi, non ultimo l'effetto che un buon riposo notturno può avere sui livelli pressori.
Ritardare soltanto di mezzora il momento in cui si va a dormire di solito comporta un aumento del rischio di ipertensione del 30%. Ma anche cercare di dormire troppo ha un effetto negativo, seppure più limitato, dal momento che dormire 40 minuti in più del solito è associato a un aumento del rischio del 9%.
A dare questi numeri è uno studio pubblicato su Hypertension e realizzato su un campione di oltre 12.000 cinquantenni, in prevalenza uomini, in sovrappeso.
I ricercatori hanno rilevato la pressione sanguigna dei volontari con un dispositivo sistemato sotto il materasso che monitorava l'andamento del sonno.
«Potrebbe non essere un'evidenza riscontrabile in altri target di popolazione, come i giovani, le donne, gli anziani, ma è senz'altro un dato valido e interessante perché risulta da una rilevazione strumentale oggettiva commenta Luigi Ferini Strambi, professore di Neurologia e responsabile del centro di medicina del sonno dell'ospedale universitario San Raffaele di Milano . Quando dormiamo la frequenza cardiaca diminuisce. Soprattutto nelle prime 2-3 ore dopo l'addormentamento si entra nel sonno profondo, la fase in cui l'organismo è maggiormente capace di inibire il rilascio di cortisolo, l'ormone dello stress, abbassando il battito cardiaco e la pressione del sangue. Se si posticipa l'orario in cui di solito si va a letto si riduce lo stadio tre non-rem, quello del sonno profondo, e i valori pressori tendono a mantenersi più alti favorendo il rischio di ipertensione».
Per ottenere il massimo beneficio dal riposo notturno, è quindi necessaria una struttura del sonno articolata in diversi stadi: sonno leggero (stadio 1 e 2 non rem), profondo (stadio 3 non rem) e sonno rem (associato al sogno). «Non hanno un sonno profondo adeguato e sono esposti all'ipertensione, che a sua volta è un fattore di rischio di ictus e infarto, anche coloro che soffrono di apnee notturne ostruttive e di insonnia. Contrariamente a quanto si è sempre detto, non esiste una quantità ottimale di ore da dormire uguale per tutti. La durata ideale di sonno per svegliarsi riposati dipende dall'orologio biologico interno a ciascuno di noi. Un meccanismo geneticamente impostato che si trova nella profondità del cervello, a livello dell'ipotalamo, che scandisce l'orario in cui mi alzo e vado a dormire e non varia mai chiarisce Ferini Strambi . Per la maggior parte delle persone adulte dormire bene equivale a 7-8 ore di sonno a notte, ma esistono anche i “brevi” dormitori, che si rigenerano anche con solo 4-5 ore».
Per non rovinare il riposo notturno è bene mantenere il più possibile la normale routine anche durante il weekend, evitare di mangiare cibi salati, speziati e iperproteici la sera, tutti aspetti che accelerano la frequenza cardiaca rendendo più difficile l'addormentamento.
«Mezzora prima di andare a letto è importante prepararsi spegnendo o abbassando le luci, non intavolando discussioni, non pensando a tutte le cose da fare l'indomani e interrompendo l'uso di pc, tablet e cellulare», raccomanda Ferini Strambi.
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