Covid-19, il trapianto non è un fattore di rischio

Studio italiano su pazienti trapiantati al fegato

Un team dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ha pubblicato su Lancet Gastroenterology & Hepatology un'analisi dell'effetto di Covid-19 su pazienti trapiantati. Chi subisce un trapianto deve assumere farmaci immunosoppressori per scongiurare la reazione dell'organismo nei confronti del nuovo organo. La conseguenza è un indebolimento delle difese immunitarie e quindi una maggiore suscettibilità alle malattie infettive.
Il team italiano ha però evidenziato come nel caso di Covid-19, la condizione scaturita dall'infezione da nuovo coronavirus, l'immunosoppressione non paia essere un fattore di rischio.
Stando all'analisi delle epatologhe Sherrie Bhoori e Roberta Rossi, il decorso peggiore della malattia si verifica in pazienti che a distanza dal trapianto hanno mantenuto stili di vita poco sani, ad esempio non controllando il peso o evitando l'esercizio fisico, con conseguente sviluppo di diabete, ipertensione e aumento del valore dei trigliceridi.
Chi era stato trapiantato da poco e assumeva dosi elevate di immunosoppressori mostrava invece un decorso meno grave della malattia, probabilmente perché osservavano scrupolosamente le prescrizioni mediche e conducevano uno stile di vita sano.
«Se confermati su campioni più ampi di popolazione (i trapiantati di fegato in Lombardia sono più di 3000) dice il prof. Vincenzo Mazzaferro che ha guidato il gruppo di ricerca dell'INT di Milano i nostri risultati potrebbero rafforzare l'ipotesi che una moderata immunosoppressione può addirittura rappresentare un fattore di protezione nei confronti della “tempesta immunologica” che si scatena nei pazienti che sviluppano una malattia severa da Covid-19 e che devono esser ricoverati in terapia intensiva per insufficienza respiratoria. In generale comunque i dati preliminari ci dicono che il rischio di contrarre il virus nei pazienti trapiantati sembra non essere peggiore di quello della popolazione generale».
La ricerca in sostanza rivela che il problema principale è la presenza di fattori di rischio prevenibili come il sovrappeso, l'ipertensione o il diabete. Inoltre, l'uso degli immunosoppressori potrebbe addirittura contenere la sovra-reazione del sistema immunitario che a volte si verifica, aggravando le condizioni del paziente e dando via libera al virus, che può così attaccare agevolmente i polmoni.

16/04/2020 16:56:00 Andrea Piccoli


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