Un nuovo studio pubblicato su medxRiv ha evidenziato la presenza di microplastiche nei fluidi follicolari ovarici di donne sottoposte a procreazione medicalmente assistita.
La ricerca è stata coordinata da Luigi Montano, UroAndrologo Asl Salerno e past president della Società Italiana della Riproduzione Umana, in collaborazione con Università di Salerno, Federico II di Napoli, Università di Catania, Centro di Ricerche Gentile di Gragnano e Centro Hera di Catania.
Dallo studio emerge non solo la presenza di nano e microplastiche con una concentrazione media di 2.191 particelle per millilitro, ma anche una dimensione al di sotto di 10 micron, segnalando la correlazione fra concentrazione di microplastiche e i parametri collegati alla funzione ovarica.
“Alla luce degli effetti negativi sull'apparato riproduttivo femminile ben documentati in campo sperimentale nel mondo animale, ci preoccupa non poco - commenta Montano - Queste stesse sostanze, infatti, non solo hanno un effetto diretto di danno sulla funzione ovarica attraverso diversi meccanismi, in primis lo stress ossidativo, ma fanno anche da cavallo di troia ad altre sostanze notoriamente tossiche, come metalli pesanti, ftalati, bisfenoli, diossine, policlorobifenili e secondo recenti studi, anche veicolo di virus, batteri e protozoi. Si tratta di sostanze dalle dimensioni pulviscolari, che penetrano in profondità nel nostro organismo e che vengono introdotte nell'organismo con l'acqua che beviamo, il cibo che mangiamo, l'aria che respiriamo e anche attraverso la pelle con i cosmetici ad esempio".
La presenza di microplastiche era stata accertata dallo stesso gruppo di ricerca prima nelle urine e poi nello sperma. "In conclusione, questa scoperta rappresenta una conferma di quanto la contaminazione della plastica sia da considerare un'emergenza da affrontare nell'immediato e che il ritrovamento di microplastiche nel liquido follicolare che è a diretto contatto con i gameti femminili rappresenta di per sé una minaccia significativa all'integrità del nostro patrimonio genetico che viene trasmesso alle future generazioni", affermano gli autori dello studio.
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