Forse la chiave per risolvere i problemi di anoressia di tante giovani donne sta nell'applicazione di elettrodi al cervello. Lo suggerisce uno studio dell'Università di Toronto pubblicato su The Lancet Psychiatry e firmato dal prof. Andres Lozano.
La stimolazione profonda del cervello avrebbe l'effetto di migliorare il peso delle pazienti, ma anche la loro salute mentale, influenzandone positivamente l'umore e i livelli di ansia.
In molti casi, l'anoressia diventa cronica, cioè colpisce in maniera duratura la paziente che il più delle volte non giova della psicoterapia. Gli esperti canadesi hanno testato la tecnica di stimolazione profonda su 16 pazienti gravi che non avevano mostrato miglioramenti in base alle tecniche tradizionali.
Dopo aver inserito degli elettrodi e riattivato zone profonde del cervello, i ricercatori hanno osservato l'effetto della terapia. Le pazienti hanno mostrato un deciso miglioramento dell'umore, un controllo migliore dell'ansia e un graduale aumento di peso.
I medici hanno utilizzato la risonanza magnetica per osservare l'aumento del funzionamento dei circuiti nervosi coinvolti nella malattia. I risultati sono incoraggianti, anche se si tratta di una terapia abbastanza invasiva e non priva di potenziali effetti collaterali.
Anche un altro studio sta studiando l'applicabilità di una soluzione simile. È una ricerca del King's College di Londra pubblicata su Plos One che ha analizzato l'effetto della stimolazione magnetica transcranica, la stessa utilizzata per il trattamento del Parkinson e della depressione.
Il cervello viene stimolato grazie a speciali magneti applicati sulla corteccia prefrontale dorsolaterale, una zona direttamente collegata alla malattia. L'effetto è la riduzione del livello di sazietà e della tendenza a prendere decisioni in maniera impulsiva.
Lo studio ha coinvolto 49 persone. Alcune sono state sottoposte a stimolazione magnetica transcranica, altre a una tecnica placebo. I risultati, incoraggianti, aprono la strada a nuovi studi più ampi e più completi.
L'anoressia nervosa colpisce circa il 4 per cento delle donne in diverse fasi della vita. I trattamenti farmacologici hanno un effetto molto limitato, mentre la psicoterapia, in particolare la terapia cognitivo-comportamentale, ha successo soltanto nel 10-30 per cento dei casi.
Per questo, la mortalità risulta molto elevata, dal momento che una persona su 5 muore prematuramente a causa delle conseguenze della malattia.
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