Un team di ricercatori italiani ha scoperto le aree interessate alla dislessia acquisita. Con questo termine ci si riferisce a quei disturbi nella lettura che si presentano in seguito a un danno cerebrale e che pertanto peggiorano le normali abilità di lettura di cui un tempo si poteva beneficiare.
A compiere la scoperta è un team di scienziati dell'Università di Milano-Bicocca coordinato dal neuropsicologo Claudio Luzzatti.
Lo studio ha esaminato per la prima volta i correlati neuro-funzionali dei processi di lettura in 59 pazienti con dislessia acquisita in seguito a lesioni cerebrali. È il campione più consistente mai utilizzato per questo tipo di studi.
Alla ricerca, che sarà presto pubblicata su Brain and Language, hanno collaborato diversi professionisti, fra cui neuropsicologi, medici, logopedisti e statistici. I ricercatori hanno individuato le lesioni cerebrali che sono alla base dei fenomeni di dislessia acquisita.
“Abbiamo trovato che la dislessia superficiale è prevalentemente associata a lesioni temporali sinistre, la dislessia fonologica a lesioni insulari sinistre e del giro frontale inferiore sinistro (pars opercularis), mentre l'alessia pura a lesioni del giro fusiforme sinistro. In breve - spiega Luzzatti - i risultati di questo studio hanno permesso di portare importanti evidenze sulla base neurale dei processi di lettura, aprendo nuove strade in questo campo di ricerca. Infatti, da un lato suggeriamo una precisa localizzazione anatomica dei diversi processi funzionali legati alle abilità di lettura, dall'altro riproponiamo una teoria classica della neuropsicologia secondo cui i fasci di sostanza bianca, quelli che connettono le diverse aree cerebrali, giocano un ruolo critico nell'elaborazione della lettura normale e nella genesi dei relativi deficit".
La lettura è un'abilità complessa basata sull'interazione fra una procedura lessicale, che consente di leggere parole regolari e irregolari (ad esempio quelle di origine straniera), e una procedura sublessicale, che consente di leggere anche termini che in realtà non esistono.
Un deficit in una di queste procedure può dar vita a una forma di dislessia acquisita: la dislessia superficiale a causa di un danno alla procedura lessicale e la dislessia fonologica a causa di un danno a quella sublessicale. Può manifestarsi anche un danno funzionale più precoce, che interessa quindi un livello di elaborazione comune alle due procedure. In questo caso si parla di alessia pura o dislessia lettera per lettera.
Intanto una ricerca finlandese ha scoperto un gene coinvolto in alcune forme ereditarie del disturbo che si colloca sul cromosoma 7.
Nello studio pubblicato sul Journal of Medical Genetics, gli scienziati finnici confermano inoltre precedenti studi che avevano già indicato un coinvolgimento nella dislessia anche del cromosoma 2.
Juha Kere, dell'Università di Helsinki, in collaborazione con il Karolinska Institute di Huddinge, hanno esaminato il Dna di 11 famiglie in cui erano presenti 38 pazienti dislessici. Le ricerche si sono concentrate su 376 diversi punti del genoma, distribuiti sia su cromosomi segnalati come sospetti da precedenti studi (2, 3, 6, 15 e 18) che su altri. Le analisi hanno confermato che un gene sul cromosoma 2 (2p) può predisporre alla dislessia, ma un secondo gene è stato identificato sul cromosoma 7. In molti dei soggetti dislessici era infatti presente una mutazione proprio nella posizione 7q32.
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