Condizioni socioeconomiche svantaggiate hanno l'effetto di ridurre l'aspettativa di vita. Lo dice uno studio pubblicato su Lancet, secondo cui la povertà e l'esclusione sociale comportano una perdita media di 2,1 anni di vita a persona. Il dato colpirebbe in particolare i soggetti con profili professionali non qualificati, con redditi bassi e scarso livello di istruzione.
Il progetto Lifepath, messo in campo dalla Commissione europea, ha analizzato per la prima volta il nesso fra condizioni socioeconomiche e aspettativa di vita, comparandolo con gli altri fattori di rischio come il fumo o la cattiva alimentazione.
Lo studio, coordinato da Paolo Vineis dell'Imperial College di Londra, si è basato sull'analisi di dati relativi a 48 gruppi di vari paesi, per un totale di oltre 1,7 milioni di persone.
«Abbiamo scoperto che vivere in condizioni sociali ed economiche svantaggiate può costare caro quanto altri potenti fattori di rischio come fumo, obesità e ipertensione», afferma un'altra coordinatrice dello studio, Silvia Stringhini del Policlinico Universitario di Losanna.
Un potenziale intervento volto a favorire l'istruzione e il lavoro potrebbe avere un effetto, in termini di salute, pari ad altri focalizzati sui fattori di rischio tradizionali. L'assistenza a chi decide di fumare o le campagne per un'alimentazione più sana sono comunque importanti, ma tendono a privilegiare le fasce sociali medio-alte, che hanno una maggiore libertà di accesso ai servizi e maggiore propensione a modificare abitudini poco salutari.
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